SILVIA SANTINI
Cronaca

La lettera a Ilaria: "Sei morta per le botte. Non lo perdoneremo mai. Dacci la forza di vivere"

Parole struggenti quelle scritte da mamma e fratello della Maiorano, la 41enne massacrata esattamente un anno fa dal marito marocchino "Ci vedevamo poco, ma non sapevamo nulla della tua situazione".

La lettera a Ilaria: "Sei morta per le botte. Non lo perdoneremo mai. Dacci la forza di vivere"

La lettera a Ilaria: "Sei morta per le botte. Non lo perdoneremo mai. Dacci la forza di vivere"

"Oggi è il primo anniversario della tua morte. Ci manchi moltissimo, dacci la forza a me e mamma per affrontare questo brutto momento che stiamo attraversando". Parole scritte a penna in una lettera. Le ha buttate giù di getto, trasudano tutto il loro dolore. Daniele Maiorano è il fratello di Ilaria, la 41enne uccisa esattamente l’anno scorso nella sua abitazione a Passatempo di Osimo. E’ stato lui a voler scrivere, accanto alla mamma Silvana, quelle poche parole. Un anno è passato ma è come se fosse ieri e nulla potrà cambiarlo. Il giudice Alberto Pallucchini a fine settembre ha rinviato a giudizio il marito Tarik El Ghaddassi, marocchino di 42 anni.

È accusato del delitto che ha sconvolto Osimo. "Almeno prima ci vedevamo anche se poco. Infatti venivi una volta a settimana per un’ora con le bambine. Non dipendeva da te, ma almeno ci vedevamo. Adesso non ci possiamo più vedere e questo ci addolora tantissimo – continua la missiva indirizzata da mamma e fratello alla cara Ilaria -. Poi oltre alla grande sofferenza della tua perdita non ci fanno vedere neanche le nostre care nipotine e questa è una situazione bruttissima che non auguriamo a nessuno". Anche le figlie, di 5 e 8 anni, affidate ad un tutore, si sono costituite parte civile. Avrebbero assistito al delitto della mamma. "Tu non meritavi di fare questa brutta fine, morire massacrata di botte da tuo marito. Io e mamma non lo perdoneremo mai per quello che ha fatto, deve avere l’ergastolo, il massimo della pena. Noi veniamo sempre a farti visita al cimitero, in questo modo ti sentiamo vicino, puliamo la tua tomba, portiamo i fiori freschi, diciamo le preghiere, accarezziamo la tua foto, ormai solo questo ci è rimasto di fare". Della sua situazione mamma e figlio hanno sempre detto di non sapere nulla: "Purtroppo non sapevamo della tua brutta situazione, non ci dicevi mai niente per non farci preoccupare e poi a casa tua non ci era mai permesso di venire – continua Maiorano -. Non potevamo venire neanche alle feste di compleanno delle bimbe, non eravamo invitati, potevamo vedere solo i video che ci mandavi. Potevamo solo fare i regali che venivate voi a prendere a casa. Chi sapeva doveva intervenire e aiutare te e le bimbe e mettervi in salvo e avvertire anche noi. Ora vogliamo giustizia e sapere la verità del caso. Ti pensiamo sempre".

El Ghaddassi andrà a processo a dicembre per il reato contestato dall’accusa e con tutte le aggravanti che prevedono una pena da ergastolo. L’imputato, che in carcere dal giorno del delitto, lo aspetterà ancora da recluso nel carcere di Montacuto. Il corpo di Maiorano fu trovato nel letto della cameretta. L’accusa è di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà, dai futili motivi, dai maltrattamenti, dalla presenza delle figlie minorenni e da quella di aver commesso il fatto durante l’esecuzione di una pena visto che l’uomo era agli arresti domiciliari per un fatto pregresso di altra natura.