PIERFRANCESCO CURZI
Cronaca

La grande bellezza

Dalle sere di Popsophia la Soprintendenza non è più intervenuta tra le perlessità dei turisti arrivati in zona

La grande bellezza

La grande bellezza

Due turisti olandesi osservano dallo spigolo di via Birarelli la suggestione del sito archeologico dell’Anfiteatro romano, al Guasco. Probabilmente si stanno chiedendo come mai attaccati al muro d’ingresso ci sono 4 bagni chimici, necessari durante le due magiche serate di Popsophia, il 21 e 22 giugno scorsi, e magari anche perché ci sono gruppi di sedie sparsi per il sito e infine potrebbero non capire il perché di striscioni pubblicitari strappati e dei tanti rifiuti abbandonati a terra. Una cosa è certa, la città non ci fa una bella figura. Un sito di questa importanza andrebbe esaltato durante le serate della stagione del teatro all’aperto, riportato da questa amministrazione comunale dopo una dozzina d’anni, ma poi dovrebbe essere mantenuto a specchio durante tutto l’anno. Specie d’estate. Invece quello che abbiamo trovato noi ieri mattina è stato il più totale abbandono, davvero un pugno nello stomaco per gli amanti del ‘bello’.

Che la situazione fosse abbastanza degradante lo aveva evidenziato in un post la consigliera comunale del Pd Mirella Giangiacomi l’altro ieri, il Carlino ha solo approfondito la cosa. E ha scoperto, in effetti, di come dopo la seconda serata straordinaria di Popsophia, quella dedicata a Raffaella Carrà, nessuno della Soprintendenza o del Comune si sia premurato di controllare che tutto fosse in ordine. In attesa dei due appuntamenti del Tau (Teatri antichi uniti) e di Ancona Jazz a luglio (a fine agosto sarà la volta della chiusura stagionale con quattro serate del Festival Adriatico Mediterraneo), l’Anfiteatro romano rischia di restare in quelle condizioni. A meno che qualcuno, da Palazzo del Senato (sede della Soprintendenza Unica delle Marche) o da Palazzo Camerata (quartier generale dell’assessorato alla cultura) non decida di intervenire per ripristinare quanto meno la normalità.

Ankoneide e il tributo alla Carrà è stato un vero e proprio miracolo organizzativo, ma le pecche evidenziate erano diverse e andranno senz’altro colmate. Un’occhiata, secondo noi, andrebbe data anche al decoro della zona circostante, a partire dalla parte iniziale del Parco del Cardeto. Da settimane, all’ingresso lato via Birarelli, appena terminata la scalinata in pietra, c’è una catasta di rami secchi che nessuno del servizio ‘Verde’ del Comune ha provveduto a rimuovere. Grida vendetta anche l’erbaccia, i pezzi di intonaco crollati e le orribili transenne ai lati dell’ingresso del Rifugio Birarelli.