GIUSEPPE POLI
Cronaca

La confessione di Gimbo Tamberi: "Non amo il mio sport. Mi ha costretto papà”

La lunga intervista-sfogo del campione marchigiano Tamberi a ’Belve’: "Saltare un’asticella non è bello. Se avessi continuato col basket ora sarei felice. Un genitore dovrebbe aiutarti a scegliere la strada, non scegliere lui per te"

Ancona, 27 novembre 2024 – La confessione che non ti aspetti da un campionissimo osannato dalle folle, ammirato, benvoluto e invidiato: "Saltare un’asticella non è così bello. Quello che faccio non mi piace". Gimbo Tamberi lo ha detto ieri sera a Belve, il programma di Rai Due condotto da Francesca Fagnani, al culmine di un lungo botta e risposta durante il quale ha aperto il suo cuore, ripercorrendo la sua storia fatta di trionfi e cadute, fino alle drammatiche olimpiadi di Parigi, le coliche, la sconfitta bruciante. Ma di nuovo anche il difficile rapporto con il padre: un fallimento, lo ha definito.

Gianmarco Tamberi durante il programma televisivo Rai, Belve, condotto da Francesca Fagnani
Gianmarco Tamberi durante il programma televisivo Rai, Belve, condotto da Francesca Fagnani

Il salto in alto, disciplina che gli ha dato fama e fortuna, sport benedetto e maledetto allo stesso tempo. "Non lo amavo e tuttora mi piace molto di più il basket. Ho giocato a basket fino a diciassette anni – ha raccontato Gimbo –. Se avessi giocato ancora sarei stato meno orgoglioso, ma più felice. Fare quello che ami fa la differenza". Una dichiarazione d’amore per la palla a spicchi ma soprattutto un’ammissione di quanto la scelta dell’atletica e del salto in alto sia stata complicata, un passaggio della vita che gli appare ancora oggi imposto e mai accettato fino in fondo.

"Non è così bello saltare un’asticella – ha detto il campione anconetano –. Ho dovuto fare quella scelta ma non amo quello che faccio". Una scelta obbligata, una decisione presa da altri. Ma da chi? La risposta Tamberi la va a cercare scavando nel legame (in passato definito "orrendo") col padre Marco, che è stato il suo allenatore fino a un anno e mezzo fa, quando Gianmarco ha maturato la decisione di licenziarlo e di proseguire diversamente, scegliendo un’altra strada e un altro compagno di strada, l’attuale allenatore Giulio Ciotti.

La confessione di Gimbo: "Non amo il mio sport. Mi ha costretto papà"
Gianmarco Tamberi è nato a Civitanova Marche nel 1992

Nello studio di Belve, Tamberi ha aperto il suo cuore: "Non avere un rapporto con mio padre è il fallimento più grande della mia vita". Le regole imposte, le scelte obbligate, l’addio al basket per inseguire il sogno, poi realizzato, di diventare un grande campione nel salto in alto, lo sport che gli ha regalato la popolarità che ha e che merita, ma che, evidentemente, non lo soddisfa pienamente. Quel rapporto con il genitore resta una ferita aperta. Durante il programma Gimbo è tornato sull’argomento, e sulle dure regole di casa Tamberi. Regole ferreee, che "un conto è imporsele, un conto è scegliere e un conto è quando c’è qualcuno che sceglie per te. Un genitore deve aiutarti a prendere la strada giusta ma non obbligarti a scegliere quella strada. Io mi sono sentito in quel momento tradito dalla figura genitoriale".

Ma Tamberi ha parlato anche d’altro, delle cose belle, a cominciare dalla lunga storia d’amore con la moglie Chiara, poi le sue amicizie e quello che gli riserva il futuro, a cui, ha ammesso, "penso ogni giorno". Naturalmente, non poteva mancare il racconto di ciò che è successo a Parigi, i giorni tormentati dell’Olimpiade, iniziati sull’aereo presidenziale insieme a Mattarella e proseguiti sulla Senna con il Tricolore tra le mani, ma finiti in pedana, prostrato nel fisico dalle maledette coliche che gli hanno negato la possibilità di competere per la medaglia che tanto voleva: "Ero a Parigi, sicuramente tra i favoriti. Mi sentivo forte", ha raccontato Gimbo, ammettendo poi che quello che è successo "è stato il momento più brutto, sia per il dolore fisico che mentale, che dell’anima".