di Raimondo Montesi
Direttore Voltolini, cosa rappresenta questa inaugurazione per Ancona e le Marche?
"L’obiettivo era restituire al pubblico una fetta importante dei reperti che sono la ricchezza del patrimonio regionale, e che di fatto dal 1972 non erano esposti. Alcuni lo sono stati solo temporaneamente, altri sono stati scoperti dopo il ‘72, quindi non facevano parte della collezione ‘storica’. Oggi si ripropone quindi qualcosa di completamente nuovo. C’è stata una selezione, e un’impostazione, anche a livello espositivo, assolutamente contemporanea. Il progetto scientifico è stato curato dalla dottoressa Frapiccini e dalla dottoressa Zanone".
Quali spazi occupa il nuovo allestimento?
"E’ collocato su due piani. E’ stato scelto il corpo di fabbrica affacciato sul mare, su quello che era il porto antico, anche per far capire dove ci si trova. L’allestimento prosegue quello inaugurato tra il 2010 e il 2014, che riguardava solo Ancona. Ora si allarga a tutte le Marche, raccontando la romanità nel resto del territorio, dalla romanizzazione sino alla fine dell’impero. Tra l’altro le Marche in età romana erano due regioni diverse, il Piceno a sud e l’Umbria a nord, e noi andiamo a rappresentare entrambe".
Quali sono state le località che hanno fornito più reperti? "Abbiamo campionato praticamente l’intero territorio. Si va da Pesaro ad Ascoli Piceno. E poi Urbisaglia, Cingoli, Pollenza, Porto Recanati, Urbino... L’idea è stata proprio quella di mostrare tutta la regione".
Cosa vedranno i visitatori, più nel dettaglio?
"Una parte molto importante è rappresentata dalla statuaria, quindi statue e ritratti. Ci sono reperti di particolare pregio, come il mosaico da Pollenza che è in realtà un micro mosaico, dalla capacità rappresentativa quasi pittorica. Oltre alle sculture ci sono reperti che raccontano la quotidianità: lo strumentario della vita nella domus usato per mangiare, bere, cucinare, e naturalmente i corredi funerari: dalle urne per le ceneri ai gioielli".
Oggetti ‘militari’?
"No, ma nelle rappresentazioni pubbliche c’è spesso la figura dell’uomo armato. Infatti un altro capolavoro è un torso ‘loricato’, cioè con armatura, che viene da San Vittore di Cingoli. E’ decorato in modo veramente sublime".
L’Ancona romana viene comunque ‘rivalorizzata’?
"Sì, Ancona si inserisce nel percorso completo della romanità, e assume un significato ancora più chiaro. Va detto che la nuova sezione romana è il primo passo del rinnovamento dell’intero museo".
Senta, ma 51 anni non sono tanti per una ‘riapertura’?
"In questo periodo si è ricostruito tutto il museo. Quella romana è la sesta sezione. Prima ci sono state le altre cinque. Il museo ha riaperto solo nel 1988". Ora ci si aspetta che aumentino i visitatori...
"Sì, ma già i numeri di quest’anno sono andati molto bene, meglio del periodo pre Covid, anche grazie alle iniziative organizzate e alla comunicazione verso l’esterno, compresi i social".