REDAZIONE ANCONA

La battaglia giudiziaria. Fa causa all’Inrca e la vince: ha rischiato di perdere la vista

Un dipendente di Merate dell’istituto di ricerca con sede ad Ancona costretto a subire dodici interventi agli occhi tra operazioni e laser: "I medici del lavoro mi avevano riconosciuto delle forti limitazioni".

L’Inrca di Ancona. L’operatore socio sanitario aveva come base di lavoro l’ospedale di Merate in Lombardia

L’Inrca di Ancona. L’operatore socio sanitario aveva come base di lavoro l’ospedale di Merate in Lombardia

Rischia di perdere la vista per lavorare, dipendente dell’Inrca fa causa all’azienda e ottiene giustizia dal tribunale del lavoro. Non è successo ad Ancona o nelle Marche, ma in una delle tante sedi nazionali dell’Istituto nazionale di ricerca e cura degli anziani, ossia l’ospedale Mandic di Merate, centro lombardo in provincia di Lecco. I fatti risalgono agli anni scorsi, prima il contenzioso tra il dipendente e l’Inrca, poi la causa fino alla sentenza del tribunale del lavoro di Lecco che ha condannato l’azienda. Un successo dopo una battaglia dura quello ottenuto da Franco Martignetti, 62 anni, operatore sociosanitario in servizio da 4 anni nell’area di pneumologia dell’ospedale di Merate. Una battaglia incentrata su un obiettivo primario: difendere la propria vista ed evitare di diventare cieco per i prolungati sforzi: "Non è stato facile _ sono le parole di Martignetti che riassume la sua lunga e complessa vicenda personale _ e non so dire quanto sono stato costretto a subire per avere giustizia. A seguito di gravi problemi agli occhi, nel complesso dodici interventi tra operazioni e laser, i vari medici del lavoro mi hanno riconosciuto delle forti limitazioni con una movimentazione di peso massima di 7 kg. Allo stato attuale da un occhio non vedo e l’altro è comunque un occhio malato operato più volte che deve evitare sforzi che potrebbero portare al distacco di retina e anche alla completa cecità. Nonostante le innumerevoli email inviate alla direzione aziendale, mi sono stati affidati diversi piani di lavoro personalizzati. In sostanza avrei dovuto occuparmi, con un altro collega, dell’igiene e della movimentazione dei pazienti e in caso di necessità avrei dovuto contattare un infermiere, ma le carenze di personale qui sono enormi. I pazienti che abbiamo in reparto sono neuromuscolari (sla), grandi anziani, obesi e a volte non collaboranti. Il piano di lavoro elaborato era in forte contrasto con le miei limitazioni di movimentazione di massimo 7 chili". Un fattore abbastanza evidente che però non sarebbe stato preso in esame dalla direzione. Da qui la decisione del 62enne di avviare la sua battaglia legale: "Nonostante i ripetuti appelli, inascoltati dalla nuova dirigenza, sono stato costretto a rivolgermi a mie spese a un avvocato privato e a citare Inrca davanti al giudice del lavoro di Lecco _ aggiunge Martignetti _. Dopo due udienze il giudice del lavoro ha costretto l’Inrca a modificare il mio piano di lavoro, escludendo che io dovessi occuparmi dell’igiene e della movimentazione dei pazienti non collaboranti o parzialmente collaboranti e poi adibito a molte altre funzioni che non comportano sforzi. Con un po’ di buon senso la questione si poteva risolvere senza dover finire davanti a un giudice".