Ancona, 2 ottobre 2020 - Ci sarebbe Jonathan Galindo dietro il suicidio del ragazzino di 11 anni che prima di lanciarsi dal balcone di casa a Napoli avrebbe scritto un messaggio "Mamma, papà vi amo ma devo seguire l’uomo col cappuccio".
Lo stesso Pippo mascherato che a luglio ha tenuto in ansia alcune famiglie in provincia di Ancona. Proprio qui infatti tra Ancona, Serra de’ Conti, Jesi e Falconara erano stati segnalati alle forze dell’ordine i primi casi Galindo: il personaggio mascherato che chiedendo l’amicizia e insinuandosi attraverso i social network spingeva i ragazzini ad alcune sfide anche estreme.
Nelle ultime ore la tragica vicenda di Napoli ha alimentato di nuovo il terrore tra le mamme anconetane preoccupate per i loro figli. Jonathan Galindo dalla scorsa estate è entrato in contatto con ragazzini del capoluogo dorico ma anche della provincia. Era nelle chat di almeno tre classi della provincia di Ancona e in un caso, tramite messaggi privati ad una ragazzina, avrebbe chiesto anche di spogliarsi. Un fenomeno che somiglia sempre più al cyberbullismo perché dietro Galindo non ci sarebbe una sola persona. "Mia figlia – racconta una mamma – mi ha raccontato che tra le prove c’era quella di incidere con una lama sulla pelle dell’addome le lettere iniziali del proprio nome ma anche il numero del diavolo 666. Mi sono spaventata, per fortuna non è stato nascosto a noi genitori".
A Napoli, tre sere fa, un bambino di 11 anni si è suicidato buttandosi dal balcone di casa, temendo un uomo incappucciato. Dietro il gesto ci sarebbe Jonathan Galindo, l’ultima sfida che imperversa sui social tra i giovanissimi, rappresentata dalla faccia di un Pippo deformato che detta ordini. A luglio delle mamme del capoluogo dorico avevano lanciato questo allarme perché si erano accorte di alcuni contatti arrivati ai figli. Un fenomeno inquietante che torna a preoccupare le famiglie dopo la Blue Whale, la Balena Blu, con le sue dieci prove da superare che portavano all’ultima, quella della morte. Per sapere com’è la situazione ad Ancona il Carlino ha interpellato la dirigente del compartimento di Polizia Postale e Comunicazione delle Marche, Cinzia Grucci.
Ci sono casi di Jonathan Galindo segnalati nel nostro territorio? "No, sono reduce anche da un redente colloquio fatto in Questura dove dopo aver letto anche io del caso di Napoli ho voluto approfondire se ad altre forze di polizia fossero arrivati dei segnali. Ma l’attenzione è alta. Certi profili sui social network cambiano di continuo e molto in fretta, è difficile individuarli ma spesso è il social stesso che li blocca perché si accorge che c’è qualcosa che non va".
Quali sono i canali più pericolosi per i ragazzini? "Nel caso in questione Tik Tok e Telegram sono quelli dove può avvenire il contatto perché sono anche i social più utilizzati dai minorenni. Gli arriva una richiesta di amicizia e dietro può nascondersi questa challenge che è molto simile alla Balena Blu con cui abbiamo avuto già a che fare e che si è rifatta viva ma più sotto forma di bullismo, ragazzini che simulano di essere della Balena Blu per prevaricare sugli altri".
Come potete intervenire in rete per bloccare queste catene che pubblicizzano sfide assurde tra gli adolescenti? "Purtroppo dall’esterno è difficile vedere perché il più delle volte riguardano chat e devi essere invitato per prenderne parte. Noi monitoriamo i profili sospetti ma vengono chiusi molto rapidamente e ne aprono altri, di continuo".
Un genitore cosa può fare per evitare che un figlio finisca in queste reti pericolose? "Tantissimo, devono essere attenti, controllare i cellulari dei figli e i dispositivi informatici che utilizzano, non lasciarli troppo tempo da soli sui social e a casa con abbonamenti flat pensando che tanto sono dentro quattro mura e nulla può succedergli. Poi possono controllare anche il fisico dei loro figli, se hanno tagli, se perdono troppo peso, se sono inappetenti, quelli sono già dei segnali che qualcosa non va".
C’è solo Galindo o i rischi sono anche altri? "Va fatta attenzione anche ai giochi di ruolo, a tutto ciò che prevede una sfida da superare perché se si esagera si finisce male. Anche farsi selfie estremi è pericoloso, c’è chi si sporge dai terrazzi. Perfino la caccia ai Pokemon lo è, qualcuno è salito sui tetti per individuarli. Questa estate abbiamo ricevuto degli allert dal ministero perché in alcune città, non della nos tra regione, facevano foto sui binari. Da noi non abbiamo avuto riscontri".
Altri fenomeni riscontrati in rete? "Truffe ai venditori, chi mette in vendita qualcosa è stato spinto a recarsi allo sportello bancomat e credendo di fare una procedura, con dei codici, per riscuotere il pagamento si è trovato invece a pagarlo".