Lo stato di allarme nel comparto balneare, dopo la maxi protesta di Roma delle scorse settimane, resta. Ma il sentimento più marcato, alla luce dell’ultima pronuncia del Consiglio di Stato, è nettamente quello dell’incertezza. Il motivo del contendere, nell’interminabile braccio di ferro tra operatori italiani e burocrati, è l’applicazione, o meno, dell’ormai celeberrima direttiva Bolkestein. Perché in quella sentenza del 30 aprile, il Cds non fa altro che confermare la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge al 31 dicembre dello scorso anno, il 2023, obbligando così le amministrazioni a disapplicare eventuali deroghe, alcune delle quali già in essere. Al contempo invita a dare corso alla procedura di gara per assegnarle in un contesto "realmente concorrenziale", appellandosi ai principi della Corte di Giustizia dell’Ue.
C’è un elemento in più, tuttavia, che preoccupa: quella definizione "la risorsa è scarsa". E per risorsa s’intendono le spiagge del territorio nazionale, contrariamente a quanto sostengono i balneari, ma anche il Governo nella mappatura inviata a Bruxelles. Insomma, nel marasma generale per i nostri imprenditori la stagione estiva cominciata il primo maggio prosegue, dicono, ma il futuro è tutto da scrivere. "La questione balneare deve essere risolta dal Governo Meloni, che ha potere esecutivo e legislativo. Non può essere affatto affidata al potere giudiziario del Consiglio di Stato. Ognuno deve agire secondo le proprie competenze", attacca Alessandro Filippetti, titolare dello chalet Mirco&Ale di Falconara, presidente del Consorzio Falcomar e consigliere nazionale del Sib-Confcommercio Marche Centrali. "Inoltre l’Esecutivo deve abrogare la norma Draghi. Anche perché, in assenza di decreti attuativi, le gare non si possono fare. All’asta debbono andarci le aziende fallite, non certo quelle sane – prosegue –. Ricordo che per le concessioni di Ancona e Falconara, siamo sotto l’egida dell’Autorità Portuale ed è a tutt’ora in vigore un’ordinanza che allunga le concessioni fino al 31 dicembre 2024, con tanto di timbro. Non ci si dimentichi che abbiamo già subito un aumento del 25 per cento del canone demaniale". L’ultimo aspetto, non meno importante, "se mai si dovesse andare a gara, non sono chiari i ristori per chi, in queste strutture, investe da decenni".
A ruota Gianfranco Cirulli, titolare della Playa Solero di Ancona e presidente di Co.Bà, i balneari di Palombina Nuova. "L’incertezza è nemica del settore, ma non abbiamo sentore che qualcuno, almeno dalle nostre parti, non riesca ad aprire. Siamo convinti che questa stagione sia assolutamente salva, restano invece degli interrogativi per quelle future, dal 2025 in poi – spiega –. Aggiungo anch’io che nessuno ha mai parlato di indennizzi. Come si può pensare di mandare a gara le concessioni? Ecco, solo il Governo può e deve tirarci fuori da questo pantano".