Ancona, 14 agosto 2024 – “Servono ‘strade’ ciclabili, in sede propria, che secondo la legge hanno la stessa dignità delle altre; se già esistessero, salverebbero la vita a tante persone, ‘colpevoli’ di scegliere la bicicletta e non l’auto come mezzo di locomozione. Il ritardo nel realizzare infrastrutture ciclopedonali negli ultimi tempi si sta verificando anche nei centri urbani marchigiani, dove si cancellano le piste ciclabili per fare posto ai parcheggi per auto, in clamorosa controtendenza rispetto ai Paesi del centro/nord Europa ora impegnati a realizzare addirittura autostrade ciclabili”. L’appello arriva da Enrico Tosi, il coordinatore della Federazione italiana ambiente e bicicletta Marche.
La tragica occasione per rinnovare gli appelli che da anni vengono fatti è l’incidente di Senigallia (Ancona) dove sono morti investiti da un’auto Marco Torcianti e Sara Ragni, sposati da appena otto mesi.
“Cos’altro deve succedere – chiede ancora Tosi – perché venga affrontato con la massima decisione il problema della sicurezza stradale, visto che ogni anno in Italia sulle nostre strade si contano oltre 3.000 morti, decine di migliaia di feriti e danni incalcolabili? Il terribile incidente di Senigallia che ha visto morire due giovani ciclisti sta aggiornando questa triste contabilità. Molto probabilmente, anche in questo caso alla base della tragedia c’è l’imprudenza, in particolare la velocità eccessiva, il mancato rispetto del Codice della strada e l’assenza di infrastrutture dedicate agli utenti deboli della strada, troppo spesso costretti a condividere gli spazi con i mezzi a motore”.
"Nel caso della Statale Adriatica, in particolare nella costa anconetana (un vero ‘buco nero’) – aggiunge nel comunicato Enrico Tosi –, è troppo lenta la realizzazione della Ciclovia Adriatica che ha un’enorme importanza per la sicurezza stradale ma anche per l’economia perché dovrà diventare parte di una rete europea in grado di convogliare lungo la costa adriatica enormi flussi di cicloturisti”.
“Abituati a ciclovie sicure e agevoli, andrebbero altrove e non dove si rischia la vita. Pare che questo progetto non abbia più la massima attenzione dei vertici politici marchigiani se è vero che si rischia di perdere il ruolo di capofila nella realizzazione della Ciclovia che sta unendo l’Italia dal Friuli alla Puglia – conclude Tosi (Fiab) -. C’è da temere, come purtroppo in tantissimi casi simili, che passata l’emozione del momento, tutto continuerà come prima, evidentemente perché gli incidenti stradali sono considerati un ‘inevitabile’ tributo al diritto di muoversi. Così non può essere, come del resto si pensa, sempre in centro/nord Europa, dove ci si è posti l’obiettivo di ‘morti zero’. Ma ci vuole soprattutto un deciso cambiamento culturale che purtroppo non si vede in chi strizza l’occhio a quelli che, per evitare controlli sacrosanti, distruggono gli autovelox e considerano le strade come autodromi”.