Incendio alla Baraccola di Ancona: niente amianto, ma presenti diossine

L’Arpam ha reso noto il documento in cui si esclude la presenza di tracce sensibili nell’area dell’azienda. Ieri le comunicazioni dell’assessore Zinni: "Le concentrazioni di diossine sono comunque molto basse"

Incendio alla Baraccola: le indagini non rilevano amianto ma presenza di diossine

Incendio alla Baraccola: le indagini non rilevano amianto ma presenza di diossine

Ancona, 27 giugno 2024 – L’Arpam non ha rilevato tracce di amianto nell’aria dopo il rogo di giovedì notte alla Baraccola, ma sarebbero presenti diossine. A dirlo è stato ieri l’assessore con deleghe alla sicurezza e alla protezione civile, Giovanni Zinni, a margine della seduta del consiglio comunale dove lo stesso vicesindaco è stato ‘interrogato’ da Mirella Giangiacomi (Pd) e Massimo Mandarano (Italia Viva). Dentro quell’azienda, dunque, non c’era solo carta e cartone, ma anche altre sostanze che, bruciando, hanno prodotto sostanze tossiche.

L’Agenzia regionale per l’ambiente, attraverso lo stesso Zinni, ha reso noto il documento in cui si esclude la presenza di tracce sensibili di amianto nell’area della Ds Smith Recycing, nonostante sia stato evidenziato e confermato ieri che il tetto del capannone, in eternit, ha subìto un crollo parziale oltre a una serie di fratture. Il rilievo sull’amianto è stato fatto il 21 giugno, venerdì (l’incendio è scoppiato nella tarda serata di giovedì 20), ma non si sa a che ora della giorno.

Un dettaglio non da poco, visto che nel frattempo l’uso di acqua e altro materiale da parte dei vigili del fuoco per domare il vasto incendio potrebbe aver modificato tutto. Da capire anche la forza e la direzione del vento quella notte e nelle prime ore del mattino seguente.

I dati sui rilevamenti erano stati annunciati per domani, ma forse a causa della pressione politica sono iniziati a circolare ieri. Informalmente Zinni ha comunicato sia il dato sull’amianto che sulla presenza di diossine. Il condizionale, in attesa di dati certi e ufficiali, resta d’obbligo, ma l’assessore si è premurato di dire che la concentrazione di diossine rilevate nell’ambiente erano "abbastanza basse". Un’affermazione che ovviamente limita l’impatto, ma non lo cancella.

Trattandosi di sostanze eterne forse un approfondimento e l’applicazione della ‘Zona rossa’ non solo all’edificio di fianco al capannone andato in fumo, ma ai quartieri limitrofi sarebbe stata necessaria. In aula Zinni sul punto ha risposto così: "Assieme all’Ast abbiamo preferito non provocare allarmismi ordinando un’evacuazione del quartiere. In fondo si è trattato di un incendio rilevante, ma di modesta portata se paragonato a quello all’ex Tubimar (15 settembre 2020, ndr.) rispetto al quale abbiamo applicato le stesse prescrizioni. I primi dati dell’Arpam, che ha elaborato una simulazione modellistica sulla dispersione delle particelle in relazione al vento di quella notte, su NO2 (biossido d’azoto, ndr.) e polveri sottili erano stati confortanti".