"A volte diceva che prima o poi si sarebbe suicidato". Senza se e senza ma. Giovanni Padovani, 26 anni, con questa idea ci viveva da diverso tempo. Almeno da un anno, quanto meno fino a martedì sera. Lo raccontava ai suoi vecchi compagni di squadra del Giarre, club siciliano, lo ha scritto nella sua ultima storia sul profilo Facebook, nell’attesa di trasformare la tragedia in un omicidio. "La vita non si sa mai che sofferenze ti riserva. Purtroppo capita anche di aver amato una persona con tutto te stesso, di averci impiegato sforzi più che sul proprio lavoro. Ma ahimé si trovano persone cattive, manipolatrici, bugiarde. Attori e attrici nate che ti tradiscono con più persone. Mi sono tolto tante soddisfazioni nella mia carriera e ho dimostrato a tanta gente che io valgo come uomo. Spero di aver lasciato a tutti un bel ricordo. Adesso mi scuso con tutti ma credo sia giunto il momento di andarsene". Ci sono errori ortografici, parole a volte sconnesse, poca lucidità. Ma l’idea che aveva in mente era chiara: violenza. Quel dato di fatto che ha scatenato sulla sua ex. Sempre attraverso i social aveva pubblicato il suo viaggio verso Bologna da Senigallia, fuggendo dalla Sicilia che lo aveva accolto calcisticamente da oltre un anno. Tanto che la sua attuale squadra, la Sancataldese, ha scritto: "Il calciatore già lo scorso sabato (nella partita contro il Catania, ndr) era stato messo fuori rosa a causa del suo ingiustificato allontanamento". Una nota integrata dalle parole dell’avvocato e dirigente della società, Salvatore Pirrello: "Sembrava un ragazzo un po’ solitario. Avevamo intuito che avesse dei problemi e che non era sereno. Spesso si isolava, tant’è che aveva lasciato improvvisamente il ritiro dicendo all’allenatore che per problemi personali doveva andare via. Lunedì ci aveva ricontattato per chiedere di rientrare in squadra. Ma il fatto che fosse andato via senza nessuna spiegazione per noi era grave e quindi non lo abbiamo più reintegrato". Questo fine settimana, contro il Paternò, avrebbe dovuto affrontare un ex compagno, F. A., che racconta: "Una volta abbiamo dormito insieme in una trasferta. Era una persona un po’ strana. Alle tre di notte si alzava per fare le flessioni. Altre volte parlava da solo, anche del suicidio, e lo diceva ai ragazzi del convitto".
Nicholas Masetti