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"Impossibile fuggire dall’algoritmo"

Giulio Armeni sul palco dello spettacolo ospitato dal Loop di Osimo: protagonisti i suoi memorabili "meme"

Giulio Armeni

Giulio Armeni

Scrittore, autore, memer e creatore della seguitissima pagina Filosofia Coatta. E’ Giulio Armeni che domani (ore 21.30) al Loop Live Club di Osimo presenta ‘Fuga dall’algoritmo. Uno show di meme proibiti’ nell’ambito di ‘Altrøscene’, progetto firmato da Giacomo Lilliù che vede uniti Anomolo APS, Collettivo ØNAR, Malte e Amat.

Armeni, possiamo dire che ‘vedrete e sentirete cose che voi umani...’.

"In realtà non sono cose tanto terrificanti. Anzi, sono spesso innocue, ma l’algoritmo le censura perché non se ne rende conto, essendo ‘disumano’".

Diffonde ancora la sua ‘filosofia coatta’?

"La pagina di divulgazione della filosofia in romanesco dopo 14 anni si è evoluta. Il dialetto lo riservo ai meme su Giorgia Meloni. Per il resto c’è molta più satira, anche se la filosofia è rimasta. Io la uso come sguardo per leggere l’attualità".

Per alcuni è inutile. Serve solo a ‘produrre’ insegnanti di filosofia...

"Una volta anche io ero scettico, ma ora posso dire che mi è servita tantissimo. Anche se lo ammetto: sono scappato dall’insegnamento".

Ma è possibile scappare dall’algoritmo?

"Sì, ma solo dal vivo. Quindi dovete venire al mio spettacolo... In realtà stiamo sempre più sui social, che continuano a riempirsi di materiale. Usare gli algoritmi è ormai necessario, anche se è uno strumento che lavora con l’accetta. Non coglie le sfumature dell’umorismo, ad esempio. In effetti le persone ragionano sempre più in modo ‘algoritmico’, me compreso".

Ma come si crea un meme di successo?

"Bisogna captare quello che c’è nell’aria, cogliere i sentimenti popolari. Ad esempio, l’ex ministro Sangiuliano è diventato quasi una maschera della commedia dell’arte. Impossibile non farci dei meme. L’attualità per forza di cose va trattata. La sfida è soddisfare le aspettative del pubblico, dargli in pasto quello che vuole, ma anche ribaltare quelle stesse aspettative, per evitare una comicità troppo facile".

In lei aleggia lo spirito dello stand-up comedian?

"Sono uno stand-up memer... Sì, quello che faccio ha diverse cose in comune con quel genere. Il mio umorismo è irriverente. Sul palco ci sono io con un microfono. In realtà in questo spettacolo è multimediale. C’è uno schermo su cui proietto immagini. Sono loro le vere protagoniste".

Ogni tanto qualcuno dice che in Italia la satira è morta.

"E’ più viva che mai, anche perché la fanno tutti. Metti una battuta su Twitter e magari finisci su ‘Propaganda Live’. Però la satira deve arrivare al limite. Quella politica oggi è soprattutto su internet. La stand-up comedy invece è molto spoliticizzata. Anche se il confine tra politica e costume è labile".

I suoi ‘satirici’ preferiti?

"Sono cresciuto con Corrado Guzzanti. E anche Maurizio Crozza".

Lei è stato inserito nella lista dei Forbes Under 30 italiani. Nel sito di Forbes c’è scritto: ‘Scopri qui i prossimi Mark Zuckerberg, Jeff Bezos ed Elon Musk’. C’è più da vantarsi o da preoccuparsi?

"Sì, purtroppo l’hanno messo in qualche mio curriculum. Diciamo che la cosa stride con il mio immaginario".

Dei tre chi butterebbe giù dalla torre?

"Spesso si odiano quelli da cui ti senti tradito. Quando ero piccolo Zuckerberg e Musk mi piacevano. Poi mi hanno deluso. Ma in realtà è Bezos quello che non sopporto, da sempre. Non lo degno neanche di un meme cattivo".

Raimondo Montesi