Impianto rifiuti, gli imprenditori sul piede di guerra

Bocchini: "Renderemo pubblico uno studio redatto da esperti del settore, pronti ad andare fino al Tar". La Cna prova a mediare

Impianto rifiuti, gli imprenditori sul piede di guerra

Impianto rifiuti, gli imprenditori sul piede di guerra

Impianto Edison per il trattamento dei terreni inquinati, anche da amianto, alla Zipa: gli imprenditori annunciano le carte bollate e chiedono di individuare un sito alternativo lontano dall’area più frequentata della zona industriale e vicina a quella commerciale. La Cna dice no alla sindrome di Nimby e la maggioranza fa un appello a valutare bene il progetto prima di dire no a prescindere.

"Renderemo pubblica – annuncia il presidente di Confindustria Ancona Pierluigi Bocchini - una relazione redatta da alcuni tra i maggiori esperti in Italia sui rischi collegati a un impianto come quello che l’Amministrazione comunale vuol autorizzare alla Zipa. Presenteremo le nostre osservazioni in conferenza dei servizi. Se necessario, ricorreremo al Tar Marche e, eventualmente, al Consiglio di Stato pur di evitare che questa follia si realizzi per il bene delle imprese, dei lavoratori e di tutto il comprensorio". "Perché non è stata considerata un’alternativa geografica, lontana da una zona dove lavorano circa 3mila persone ogni giorno? – aggiunge Francesco Barchiesi, presidente della Cna, precisando poi di intervenire a titolo personale. Il silenzio e l’apparente mancanza di trasparenza da parte delle autorità sono preoccupanti. Le procedure di smaltimento di materiali pericolosi come l’amianto comportano sempre un margine di rischio".

"Esortiamo tutte le parti in causa - interviene il presidente della Cna Ancona Maurizio Paradisi che comunque chiede dialogo e condivisione - a sfuggire alle trappole ideologiche e quindi a non rinchiudersi in un nuovo Nimby rispetto a un tema, quello della creazione e gestione di rifiuti, di cui nessuno in termini generali può dirsi solo vittima, bensì comunque responsabile".

"Dire no a prescindere – replica dalla maggioranza Jesi in Comune - e con superficialità, significa dire no senza valutazioni anche alla possibilità di togliere inquinamento, alla transizione ecologica e all’economia circolare. Se non ci saranno le condizioni adeguate, saremo i primi a non permettere la costruzione dell’impianto Edison".

A far loro eco è il segretario cittadino del Pd Stefano Bornigia: "Il Pd di Jesi è schierato sempre più convintamente dalla parte di chi amministra in maniera seria e responsabile questa città, rispetto a chi prova a generare ingiustificati allarmismi. Sì a coinvolgere la città con un consiglio comunale aperto e riteniamo ancora più importante convocarne uno per affrontare il grave stato in cui versa la sanità a Jesi e in Regione".

Sara Ferreri