Il consumismo, la bulimia dell’acquisto, il collezionare rapporti e sentimenti che porta alla solitudine, a perdere se stessi. Ma anche la liberazione verso una "scintilla di vita". Al Pergolesi torna, dopo 205 anni di assenza, "Il turco in Italia" di Gioachino Rossini, dramma buffo in tre atti su libretto di Felice Romani, composto nel 1814 per il Teatro alla Scala di Milano.
L’opera andrà in scena venerdì (ore 20,30) e domenica (ore 16) prossimi, con anteprima giovani domani alle 16, quale secondo titolo della 57esima stagione lirica di Tradizione.
Al centro dell’interpretazione del regista Roberto Catalano c’è un vero e proprio "consumismo amoroso": con la sua collezione d’amanti, Donna Fiorilla, interpretata da Elena Galitskaia, incarna pienamente la frenesia dell’accumulo e il poeta Prosdocimo, ovvero Bruno Taddia (in scena venerdì) e Daniele Terenzi (domenica), è a caccia di una storia da raccontare e promuove e vende i sentimenti come merci. Nahuel Di Pierro è il principe Selim, il turco del titolo che sbarca a Napoli e si invaghisce di Fiorilla al punto tale da proporne l’acquisto al marito Don Geronio (Fabio Capitanucci), mentre Francisco Brito è Don Narciso, gelosissimo amante di Fiorilla, e Francesca Cucuzza è Zaida, un tempo favorita del principe e salvata dalla rovina per intervento dell’amico Albazar, interpretato da Antonio Garés.
Al Pergolesi "Il turco in Italia" fu rappresentata solo una volta, nel 1819, cinque anni dopo il debutto scaligero, e nell’ambito di un cartellone tutto rossiniano. Ora torna in una nuova produzione coprodotta da una cordata di teatri nazionali, con il Teatro Sociale di Rovigo capofila, e con Fondazione Ravenna Manifestazioni, Fondazione Pergolesi Spontini, Teatro Amintore Galli di Rimini, Fondazione Teatro Coccia di Novara, Fondazione Teatro Verdi di Pisa. L’edizione critica è a cura di Margaret Bent per Edizioni Ricordi.
"Nel libretto di Felice Romani – spiega il regista Catalano - ci si imbatte di continuo in situazioni che sono espressione di un desiderio spinto ai limiti della necessità di acquistare qualcosa che ancora non si possiede. Fiorilla, il personaggio che sembra non accontentarsi di ciò che ha, è colei che desidera tutto ciò che sa essere desiderabile per gli altri. In questa storia finiscono anche i sentimenti: l’amore si vende e si compra esattamente come il vino e il caffè e gli esseri umani, proprio come accade alle cose, si vendono e si comprano a vicenda. Una serie di umani-prodotti che vivono in un mondo dove la pubblicità è talmente diffusa e infiltrata nel quotidiano da rendere equivoca la distinzione tra realtà e sogno, con la mente costantemente offuscata dalla potente e rassicurante luce di spot confezionati come promesse di futuro e felicità".
Già domani, risuoneranno per le vie del centro, le arie dell’opera grazie alla filodiffusione. Mezz’ora prima dello spettacolo le guide all’opera in presenza con il direttore artistico Cristian Carrara. Biglietti da 15 a 70 euro: 0731206888.
Sara Ferreri