Il trasferimento di don Rotili divide i fedeli

Sono state raccolte oltre 600 firme per bloccare la partenza del parroco. Il Vescovo Massara: "Ricordiamo che siamo tutti a servizio"

Il trasferimento di don Rotili divide i fedeli

Il trasferimento di don Rotili divide i fedeli

"È fondamentale che, quando si lascia una parrocchia, si pensi a ciò che troverà il successore, favorendo un passaggio non traumatizzante, ma fruttuoso, senza incentivare "nostalgie e pellegrinaggi". Così il vescovo Francesco Massara interviene sulle nuove nomine, alcune delle quali come il trasferimento di don Umberto Rotili dalla parrocchia della Misericordia di Fabriano a Sassoferrato, non sono state gradite da tutti. Nel caso di don Rotili a cui sembra chiaro, anche se non esplicitato, il riferimento del vescovo è nata una raccolta firme dei cittadini, oltre 600 contro il trasferimento del sacerdote. "Lasciamo al nuovo parroco – aggiunge il vescovo – la libertà di offrire la propria proposta pastorale, alimentando la comunione con il vescovo che lo ha inviato. Ricordiamo che tutti siamo servi della sua chiesa, nessuno è padrone. La parrocchia non è mai proprietà del parroco. Il sacerdote è chiamato a servire nella carità. L’obbedienza alle norme giuridiche della chiesa e alle direttive del vescovo favorisce la comunione. Un altro segno di comunione è la collaborazione con gli altri presbiteri della vicaria, per trovare spazi di collaborazione e impegni comuni, seguendo le linee di pastorale diocesana condivisa. Invito i presbiteri trasferiti – aggiunge Monsignor Massara – a darsi tempo per ascoltare le nuove realtà e avere pazienza con le persone. È importante valorizzare il bene già presente, seminato dai nostri predecessori, per comprendere con umiltà cosa deve essere ancora stimolato e fatto crescere. Ricordiamo le parole dell’apostolo Pietro: "Non spadroneggiate sulle persone, ma fatevi modelli del gregge"". Il vescovo Massara poi affronta un tema caldo quello del non sufficiente ricambio generazionale dei parroci che ha portato a degli ‘accorpamenti’ nei fatti tra parrocchie. "La nostra chiesa di Fabriano–Matelica – aggiunge il vescovo – è composta da comunità parrocchiali diversificate per molti fattori, come il numero di fedeli, il coinvolgimento pastorale dei laici e la situazione concreta del nostro Clero, con un numero sempre più crescente di preti in età avanzata. Tutti questi fattori hanno motivato la scelta di unire più parrocchie, che giuridicamente rimarranno tali, sotto un unico parroco e più collaboratori. Questo non è un espediente per mantenere lo stesso ritmo pastorale, ma un’opportunità per sviluppare nuove modalità pastorali. Questa modalità teologicamente e pastoralmente motivate, punta a realizzare comunità più aperte alla collaborazione, alla condivisione e alla comunione fraterna, mantenendo una certa identità propria, ma con una visione più ampia e non solitaria–campanilistica".