Tra i tanti luoghi del degrado cittadino ce ne sono alcuni che spiccano agli occhi di chi ha superato una certa età. Sono le vecchie sale cinematografiche, abbandonate da decenni, i cui ingressi si presentano in tutta la loro bruttura, tra sporcizia, erbacce e rifiuti. Luoghi che un tempo erano frequentati da migliaia di persone ogni settimana, luoghi vivi, dove andare a trascorrere un paio d’ore di gioia e di emozioni, ma anche dove incontrarsi. Alcune di queste sale non esistono più, perché sono diventate qualcos’altro, e quindi di esse non resta alcuna traccia. E’ il caso del Cinema Marchetti, che si trovava in corso Stamira, all’angolo con via Astagno, e del glorioso Metropolitan, in corso Garibaldi. Di altre sale resta visibile l’ingresso, e lo spettacolo, come si diceva, non è dei migliori. Basti pensare al cinema Alhambra, in corso Amendola, o al Coppi, in corso Carlo Alberto.
In un altro caso il senso dell’abbandono e della perdita è ancora più forte, perché c’è un’intero edificio che spicca come un relitto nel quartiere ‘bene’ della città. Stiamo parlando della ‘piccola’ (tre spazi) multisala Mr. Oz, in via Damiano Chiesa, che molti anni fa raccolse l’eredità del Salotto, una delle sale storiche del capoluogo marchigiano.
Non quanto il Goldoni, ex vanto della città. Al suo posto oggi c’è la multisala Movieland gestita da Saverio Smeriglio, che ha riaperto di recente dopo le difficoltà provocate dalla pandemia. Una bella sfida, che fortunatamente ha raccolto i consensi dei cittadini. A poca distanza, verso l’ingresso della galleria San Martino, c’è l’ex cinema Enel, dove invece le porte sono chiuse da tempo immemorabile. Qui il degrado regna sovrano. Per alcuni il degrado è anche ‘mentale’. Sono coloro che rimpiangono i tempi in cui un film andava visto solo e rigorosamente sul grande schermo. Oggi tutto è cambiato. Con il moltiplicarsi dell’offerta televisiva, con tanto di piattaforme assai ‘invasive’, di film a disposizione sullo schermo di casa ce ne sono un’infinità. Di fronte ai cambiamenti del mercato, alle aumentate spese di gestione delle sale, tutto è cambiato. C’è chi resiste, come il Cinemazzurro e l’Italia, vere oasi per i cinefili. Gestori animati da un’infinita passione, dalla consapevolezza che il ‘rito’ di un film visto al cinema possiede un fascino e una magia insostituibili.
Raimondo Montesi