VALERIO CUCCARONI
Cronaca

Il sopralluogo con i tecnici. Campeggio di Portonovo, fascino naturalistico e retrò: "Ma attenzione al degrado"

Siamo entrati nella struttura scelta per il film di Favino con agronomi e docenti universitari "La struttura del bosco è buona, ma andrebbero piantati più alberi autoctoni. Rebus area di sosta".

Il sopralluogo con i tecnici. Campeggio di Portonovo, fascino naturalistico e retrò: "Ma attenzione al degrado"

Siamo entrati nella struttura scelta per il film di Favino con agronomi e docenti universitari "La struttura del bosco è buona, ma andrebbero piantati più alberi autoctoni. Rebus area di sosta".

Il campeggio La Torre a Portonovo, gestito dalla Cooperativa Atlante, sta ospitando il set del film "Il maestro", prodotto dalla Indigo Film, che lo ha scelto per il suo fascino naturalistico e retrò. L’opera, che sarà diretta da Andrea di Stefano, con la partecipazione di Pierfrancesco Favino, sarà ambientata negli anni Ottanta, proprio l’epoca a cui risalgono alcuni arredi, roulotte e camper presenti nel campeggio. Ora che le luci della ribalta sono proiettate su questa zona, ci si chiede quale sia il suo stato di conservazione. Grazie alle ardite scelte scenografiche della casa di produzione, vincitrice del premio Oscar con "La grande bellezza", compresa quella più discussa di chiedere l’abbattimento di lecci alle Terrazze, la cittadinanza sta venendo a conoscenza degli iter procedurali, con cui gli enti autorizzano gli interventi all’interno dell’area protetta, e dello stato di conservazione della baia di Portonovo, fortemente antropizzata. Le informazioni, emerse durante l’inchiesta condotta finora dal nostro giornale, riguardano un grande ecosistema vitale, su cui la pressione umana è altissima, pertanto è fondamentale valutarne lo stato di salute, con esperti del settore.

Ieri ci siamo recati in visita al campeggio, con il permesso del gestore, Riccardo Castriota della Cooperativa Atlante; con la supervisione dei professionisti, che nonostante il segreto industriale e l’impegno sul set ci hanno accompagnato ovunque; con due agronomi del Comune e due esperti di ambiente della Politecnica, il ricercatore in Scienze ambientali Tommaso Spilli e il docente di Botanica Fabio Taffetani. Abbiamo appurato che lo stato di degrado, che ci era stato segnalato da fonti specializzate, è circoscritto alle aree di sosta, perché l’interdizione dell’accesso all’area circostante ha consentito che "il bosco si sia mantenuto, pur presentando segni di forte pressione", secondo Taffetani, che ha valutato in salute frassini, lentischi, viburni, pungitopo, lecci e pini marittimi", aggiungendo: "Qui bisogna continuare a evitare il compattamento del terreno". "La struttura del bosco è buona", ha rilevato il professore e confermato Spilli, "perché presenta ricchezza di specie, tipiche della macchia mediterranea, e non ci sono anomalie".

I problemi sono nelle aree di sosta: nella prima che si incotra, entrando sulla destra, si nota la specie aliena dell’ailanto, che "sembra essere stato piantato in file allineate", nota Taffetani, "ma potrebbe essere nato anche spontaneamente". "L’ailanto è rapido a svilupparsi", aggiunge il botanico, "quindi si secca con facilità: gli esemplari secchi, che spiccano nel parcheggio, andrebbero sostituiti con specie autoctone, anche per garantire l’ombreggiatura ai villeggianti e al terreno; di ombra, invece, qui ce n’è veramente poca".

Davanti all’area del ristorante, evidenziano Taffetani e Spilli, "le piante non sono sofferenti, anche se sono state mantenute solo quelle utili per l’ombreggiatura; le parti secche sono pochissime". Più critica l’altra area di sosta, lato mare, per "mancanza di copertura vegetale, piastrellature, erba finta, teli di plastica e una rete appesa a un pino di aleppo". Castriota ha assicurato che questi oggetti saranni tolti quando il campeggio chiuderà.