GIUSEPPE POLI
Cronaca

Il ritorno di Tamberi "Mio padre Marco non mi ascoltava mai Ora tutto è diverso"

Il campione olimpico di salto in alto ricomincia dagli Europei a squadre "Ho l’entusiasmo di un ragazzino e la voglia di spaccare il mondo".

Il ritorno di Tamberi "Mio padre Marco non mi ascoltava mai Ora tutto è diverso"

di Giuseppe Poli

Gianmarco Tamberi ricomincia da Chorzow: il test tecnico di lunedì scorso è andato bene e il Gimbo nazionale ha deciso di rispondere presente alla chiamata della nazionale per gli Europei a squadre che si terranno in Polonia in questo weekend, con Tamberi in pedana domenica pomeriggio alle 15.30. Non sarà ancora tirato a lucido e pronto per aggredire da campione olimpico quel Mondiale che si disputerà ad agosto a Budapest, ma rivederlo in gara è già un bel segnale. Per lui come per gli avversari. Ha ritrovato l’entusiasmo di un ragazzino, sono parole sue, e la voglia di spaccare il mondo, perché negli ultimi mesi il cambio tecnico e di preparazione sono stati per lui "una boccata d’ossigeno". Il perché è intuibile, ma Gimbo lo specifica, ritornando sul suo rapporto con il padre Marco che lo ha allenato fino a pochi mesi fa: "Non ho mai nascosto quanto fosse difficile il mio rapporto con lui – racconta Tamberi – non siamo mai andati molto d’accordo, l’atletica ha scisso il rapporto di padre e figlio trasformandolo solo in quello di atleta e allenatore. Che era rimasto univoco, mi sentivo molto poco preso in considerazione. Mancava comunicazione da parte di entrambi, e mi mancava la possibilità di essere ascoltato nelle mie sensazioni. Mio padre mi ha portato a un salto molto efficace e ben eseguito, ma ora le mie sensazioni sono altrettanto importanti, ed è qualcosa che ho sviluppato in autonomia, perché non era accettato da mio padre. Non riusciva a capire la mia situazione nel momento di un infortunio. Mi sono trovato lo scorso anno al Mondiale con una gamba martoriata e con tante difficoltà e frustrazioni per quel problema fisico un po’ sottovalutato. Questo mi ha fatto prendere una scelta importante, d’altra parte gareggiare da solo non era quello che avrei voluto, avevo bisogno di una persona che ascoltasse le mie percezioni di salto, di difficoltà, di problemi e con Giulio Ciotti e Michele Palloni questa cosa l’ho trovata. E’ molto più costruttivo se si lavora di squadra che individualmente e nell’ultimo periodo con mio padre si lavorava solo individualmente".

Con un nuovo allenatore e un nuovo preparatore atletico Gianmarco Tamberi ha lavorato al suo ritorno, allenandosi quasi esclusivamente al coperto, sulla pista del PalaIndoor della Montagnola ad Ancona: "Perché la pista all’aperto è molto dura e rovinata e non voglio rischiare di avere problemi – spiega ancora Gimbo –, così abbiamo deciso finché si può di sfruttare il PalaIndoor, grazie alla Fidal".

Adesso in Polonia, poi il 2 luglio a Stoccolma e il 16 luglio in Diamond League in Silenia, per preparare l’appuntamento del Mondiale, per rinnovare la sfida a Barshim. Con una serenità mentale e un entusiasmo ritrovati grazie anche alla moglie Chiara Bontempi: "La relazione con Chiara è sempre stata importantissima per me, con il matrimonio poco è cambiato perché sono più di tredici anni che stiamo insieme e che lei mi accompagna in tutte le avventure. E’ stata sempre presente recitando un ruolo nella mia carriera sportiva, un tassello fondamentale del mio percorso, e continua a farlo tuttora. Anche ieri (lunedì, ndr) che avevo in programma un allenamento molto importante per decidere quando avrei ricominciato a gareggiare lei era presente, come fa spesso. Il test tecnico è sempre una mini gara, c’è una concentrazione diversa, mi sveglio e vado a dormire con un altro umore in funzione di come va, e Chiara è stata un sostegno anche solo con la sua presenza. Non per l’anello né per il matrimonio, ma perché dietro tutto ciò c’è un grande sentimento che ci tiene uniti".