REDAZIONE ANCONA

"Il presepe vivente di Genga non si fa: norme troppo stringenti"

Questo sarà il quinto anno senza il presepe vivente di Genga, fermo all’edizione numero 37, senza la possibilità, al...

Questo sarà il quinto anno senza il presepe vivente di Genga, fermo all’edizione numero 37, senza la possibilità, al...

Questo sarà il quinto anno senza il presepe vivente di Genga, fermo all’edizione numero 37, senza la possibilità, al...

Questo sarà il quinto anno senza il presepe vivente di Genga, fermo all’edizione numero 37, senza la possibilità, al momento, che una delle Rappresentazioni della Natività più ammirate in regione e non solo possa tornare. "Con dispiacere comunico che anche quest’anno la manifestazione natalizia tanto ammirata da migliaia di visitatori, non si terrà. Mi sono confrontato con il gruppo organizzatore ed è emerso che vi è un generale sentimento di perdita di motivazioni dovuto anche alle stringenti normative emanate per onorare la safety-security. Non solo, quest’anno a causa dei lavori per il raddoppio della ferrovia Falconara-Orte, sono venuti meno i tanti posti auto/parcheggi che prima avevamo a disposizione nell’area della Cuna", conferma Mario Vescovi, storico fondatore dell’associazione che si occupava del Presepe vivente e oggi assessore al comune di Genga.

L’ultima rappresentazione del Presepe vivente di Genga, la più grande al mondo per estensione, risale al 2019. Tra la pandemia e le stringenti regole per la sicurezza, è stato impossibile organizzare questa rappresentazione della Natività che dal 1981 ha portato oltre 400mila persone a visitarlo nel periodo natalizio. Soldati romani, pastori, artigiani, popolo, lungo il sentiero nel bosco, luci e suoni rendevano davvero suggestivo l’ambiente, fino a entrare nella gola dove si poteva godere di uno spaccato della vita quotidiana in Palestina ai tempi della Natività.

La fine del percorso si trovava nella grotta che custodisce il prezioso Tempio del Valadier mentre il suono delle cornamuse accompagna i visitatori lungo il tratto finale della salita. Oltre a valorizzare il turismo dell’entroterra anconetano, c’era anche un risvolto benefico con il ricavato dei biglietti devoluto in beneficenza.