MARINA VERDENELLI
Cronaca

Il ponte 2 giugno: "Gravi irregolarità. Potrebbe ostacolare il deflusso dell’acqua"

Una perizia fatta fare dal pm dell’Aquila che sta indagando sulla tragedia del 15 settembre 2022 demolisce l’opera costata 2,5 milioni di euro. Il progetto affidato al Consorzio di Bonifica.

Il ponte 2 giugno: "Gravi irregolarità. Potrebbe ostacolare il deflusso dell’acqua"

Una perizia fatta fare dal pm dell’Aquila che sta indagando sulla tragedia del 15 settembre 2022 demolisce l’opera costata 2,5 milioni di euro. Il progetto affidato al Consorzio di Bonifica.

Un ponte costato 2,5 milioni di euro e costruito senza rispettare la normativa vigente. In caso di calamità potrebbe essere addirittura da ostacolo e quindi non utile a scongiurare un’altra alluvione. Alle porte dell’anniversario dei tragici eventi avvenuti il 15 settembre del 2022, con l’esondazione di due fiumi che causarono 13 morti (uno era un bambino di 8 anni) nell’hinterland della provincia dorica, emergono particolari agghiaccianti sul ponte 2 giugno di Senigallia, a pochi passi dai portici della cittadina, oggetto di indagine da parte della Procura di L’Aquila. La perizia che il pm aquilano Fabio Picuti ha fatto fare, inserendo l’irregolarità del ponte anche nel capo di imputazione e nella richiesta di rinvio a giudizio per 22 indagati che affronteranno l’udienza preliminare il prossimo 4 dicembre, evidenzia come il ponte non solo è troppo basso e con i parapetti chiusi, ma poggia addirittura all’interno degli argini, senza rispettare la distanza di 1,5 metri imposta dalle norme. Un ponte che si è trasformato in un tappo per i detriti arrivati da monte, fuori dalle linee guida impartite dal ministero. L’indagine sul ponte 2 giugno, a cui è seguita poi la consulenza tecnica chiesta dalla Procura, è partita a seguito di un esposto che un cittadino, l’avvocato Simeone Sardella (parte offesa e legale di persone offese per l’alluvione), ha fatto dopo i fatti del 15 settembre 2022. "Stavo ancora pulendo il fango da casa mia - spiega il legale - quando ho visto i video che sono circolati in rete sul ponte 2 giugno e l’esondazione a monte. Vivo circa 700 metri a nord rispetto al ponte e la notte dell’alluvione era come se ci fosse un fiume deviato, la cui corrente si dirigeva con incredibile forza, in maniera apparentemente innaturale, verso nord anziché verso il mare. Ho quindi assunto informazioni, studiato la normativa, e mi è venuto il dubbio che le norme per la costruzione del nuovo ponte non fossero state rispettate". Il ponte 2 giugno è stato demolito e ricostruito tra il 2020 e il 2021, dopo i danni dell’alluvione 2014. Un progetto affidato dal Consorzio Bonifica Marche alla consociata Bonifica Marche Service. Stando alla consulenza della Procura, realizzata dall’ingegnere Mario De Miranda, che costruisce ponti a livello mondiale ed è un massimo esperto, il ponte sarebbe stato realizzato senza rispettare le Ntc 2018, norme tecniche per le costruzioni. La sua presenza inoltre, insieme anche alla pioggia caduta, ha avuto un nesso causale con l’allagamento della città. "In base a quanto accertato dal perito della Procura con una infrastruttura a norma non ci sarebbe stata l’esondazione nel centro storico di Senigallia - osserva l’avvocato Sardella -. Anche ora, senza un insieme complessivo di opere a monte, rischiamo nuove alluvioni. Ci vorrebbe la certezza che le vasche di laminazione riducano i picchi di piena ad un volume che possa essere contenuto nella sezione al di sotto di ponte 2 giugno. L’acqua non dovrebbe trovare ostacoli; la trasparenza idraulica dei ponti è un principio fondamentale". Dalle conclusioni del perito della Procura si desume "che siamo in una situazione di pericolo - continua l’avvocato - fin tanto che non verranno realizzate le vasche di laminazione, per contenere le piene al di sotto del ponte, e fin tanto che il ponte resta così come è oggi. Lo dico come alluvionato e come cittadino. Sono preoccupato". Il consulente De Miranda ha dovuto ricostruire l’iter seguito per i lavori di ricostruzione del nuovo ponte per verificare se l’opera rispettava i parametri di sicurezza e compatibilità idraulica imposti dalle nuove normative. Non li rispettava. Fu chiesta la deroga al consiglio superiore dei lavori pubblici, che fu negata.