"Un museo diffuso per le opere del Trubbiani? Le vedrei meglio in una sede unica, per permettere al visitatore di ricostruire, attraverso i suoi inconfondibili tratti, le varie fasi stilistiche e artistiche della vita di Valeriano. Ma non dovrebbero deciderlo i politici, quanto piuttosto un Comitato tecnico-scientifico nazionale di concerto con la famiglia. Per me è stato uno dei più importanti scultori del Novecento. Sarebbe auspicabile un’iniziativa di questo tipo. Ma ogni due o tre giorni l’amministrazione (Silvetti, ndr) se ne esce con qualche progetto sui giornali. Non ci metterei proprio tutta la mia fiducia". Sono le parole dell’ex assessore alla Cultura di Ancona Paolo Marasca, fortemente legato a Valeriano Trubbiani, scomparso nel 2020, e a suo figlio Massimiliano. La proposta del sindaco Daniele Silvetti di istituire un museo diffuso dei capolavori di un autore visionario, contenuti in un deposito di famiglia alla Baraccola, e rilanciata ieri sul Carlino, viene commentata dallo storico dell’arte che guidò la cultura nei dieci anni di legislatura Mancinelli. "Per me Valeriano è stato un carissimo amico. Su di lui ho fatto la tesi di laurea – esordisce –. All’interno di quel magazzino ci sono molte opere, era instancabile. Presumo ce ne siano altre non esposte, raramente o molto tempo fa". Come nella celebre mostra del 2012 alla Mole: "Non l’unica che la nostra amministrazione organizzò. Abbiamo sostenuto diverse esposizioni con Trubbiani, grande artista che aveva scelto Ancona, e abbiamo acquistato per la Pinacoteca due importanti opere", ricorda Marasca. Non solo quello, ma cita anche le interlocuzioni con Massimiliano "quando pensavamo alla creazione di una Fondazione su Trubbiani, magari con il Comune dentro, per fare in modo di mettere a disposizione quelle opere". Temi tornati d’attualità, ma per l’ex assessore "a patto che le modalità di fruizione siano concertate tra eredi, curatori e professionisti, pena il rischio di un effetto Risiko". Riferimento all’ipotesi di trasferimento della Mater Amabilis: "Più volte ci siamo confrontati se fosse opportuno spostarla o mantenerla in piazza Pertini, anche con Valeriano. Noi amministratori eravamo dell’idea che la valorizzazione del gruppo scultoreo avrebbe portato ad una valorizzazione della piazza nella sua interezza. Partecipammo ad un bando per pulirla e illuminarla, quelle manutenzioni dovrebbero essere ancora in corso. Coinvolgemmo il Museo Omero e l’Istituto Mannucci. Si pensava ad una centralità dei rinoceronti in un ripensamento della piazza. Questo avrebbe avuto senso. Abbiamo iniziato un percorso, non siamo riusciti a completarlo. Questa è la verità", riavvolge il nastro. Rinoceronti al Porto Antico? "All’epoca fu una delle suggestioni riportate dalla stampa, ma per quanto l’opera sia in comodato d’uso il diritto d’artista impone la condivisione dei famigliari per spostarla", chiude.
CronacaIl museo per le opere di Trubbiani: "Meglio in una sede unica decisa da comitato e famiglia"