Da murale di grande pregio per la street art cittadina a murale che perde pezzi, anzi la faccia. E’ praticamente scomparso il volto della "Madonna con bambino", il dipinto che venne perfino definito blasfemo poco dopo la sua realizzazione da parte di ricercati artisti quali Ozmo, M-City e Run (quest’ultimo è lo stesso a cui il Comune ha commissionato i dipinti fuori dalla galleria Risorgimento), che si trova su un muro dell’ex Caserma San Martino, all’uscita (quella sul centro città) dell’omonima galleria, in piazza Oberdan. Un’opera alta 30 metri e larga 50, realizzata molti anni fa, molto contestata perché aveva i volti della Madonna e di Gesù bambino capovolti e proprio per questo criticati dalla Curia e mai accettata. Quel pregiato dipinto, o graffito come qualcuno lo ha spesso denigrato, ha bisogno di un restauro perché è andato perso una buona parte di intonaco tanto che si stanno vedendo i mattocini di cui è rivestita la palazzina che lo ospita. Il volto della vergine Maria non si distingue più. E’ una Madonna senza testa. Anche Gesù bambino è seriamente compromesso. Non ha più il braccio la cui mano tocca quella di Maria. Pezzi di vernice mancano anche lungo l’abito azzurro della Madonna. Il tempo lo sta cancellando. E’ rimasta in alto la firma di Ozmo, che quel murale lo aveva iniziato per poi farlo finire agli altri due rinomati nomi della street art.
Un peccato se l’opera sparisse perché è citata anche negli itinerari turistici di pop art che parlano di Ancona come una città in linea con le grandi metropoli europee dove i murales non fanno scandalo. La "Madonna con Bambino", dipinta dal pisano Gionata Gesi, in arte Ozmo, dal polacco Mariusz Waras, in arte M-City e dall’anconetano Giacomo Bufarini, in arte Run, rientrava nel progetto "Parlo col muro" del festival Pop Art edizione 2008. Quello durante il quale le mura grige e ingombranti della città, ignorate per anni, prendevano vita. Il wallpainting che colora la facciata della ex caserma fu realizzata parzialmente dal vivo. Negli anni è diventata parte del paesaggio urbano e sovrasta un parcheggio pubblico con le strisce blu a pagamento. Una versione ridotta del murale si trova in acrilico su pvc al museo del Novecento di Milano. Non voleva essere blasfema in quanto le teste rovesciate sono state lette anche come la volontà di guardare nell’alto dei cieli, in segno di rispetto per chi crede e per la chiesa. Creato lo choc però il murale ha fatto il giro del mondo.