Bufera sul trasferimento delle bancarelle in piazza Roma. Il barista Antonio Lanza sbotta: "Gli stand coprono la mia attività, sono costretto a buttare via centinaia di cornetti ogni giorno". L’ultima volta che il signor Lanza, titolare del caffè ´La piazzetta´ ha "dovuto cestinare cento brioche è stata due settimane fa. C’era una manifestazione sul mio lato della piazza, mentre l’altra parte, quella dove c’è la banca Unicredit, è sempre vuota. Sono rassegnato, non so più cosa fare", dice. "Noi esercenti non siamo mai stati convocati dall’assessorato, non sappiamo nulla neppure delle varie iniziative che vengono organizzate la domenica. Questa è una piazza immensa e non è possibile che le manifestazioni pro Palestina o gli eventi sportivi, così come le bancarelle, si posizionino sempre sul lato della fontana". Già lo scorso giugno, Lanza aveva raccontato al Carlino "il suo calvario quotidiano, con gli ambulanti proprio di fronte ai tavolini del mio bar che viene murato. Non riesco a trovare le parole – sospira – è inspiegabile, si vuole far morire questa piazza, con tutti i negozi. Altro che crociere. In Comune sono convinti che questo spostamento porti lavoro, ma è l’opposto. Gli esercizi chiudono perché c’è la concorrenza di un mercato che non ha senso. Non capisco quale sia la rotta dell’Amministrazione. In tanti anni, né la destra né la sinistra sono riuscite a trovare una sistemazione agli ambulanti". La proposta: "Perché non spostarli in piazza Pertini? È un luogo deserto e lì sì che i baristi sarebbero contenti di averli. Io ho saputo che alcuni assessori ci hanno provato a metterli sotto i Rinoceronti, ma gli ambulanti sono andati in Comune inferociti, urlando". Quindi, la riflessione: "Ma davvero oggi per essere ascoltati bisogna urlare? Noi negozianti – la provocazione – dovremmo forse ribaltare le loro bancarelle per essere ascoltati? È svilente. A questo punto, cambiamo nome a piazza Roma. Chiamiamola ´piazza del Mercato".
L’idea del barista è quella "di un mercato che riempia per davvero la città, ma un giorno alla settimana, con le bancarelle dal Viale al Porto. E non quattro banchi sei giorni su sette. Io perdo il 40% del fatturato. Ormai, ho persino tardato l’orario di apertura, perché fino alle 8 arrivano i furgoni che scaricano merce davanti l’entrata. Chi mai vorrebbe pranzare o fare colazione con i camion vicino? Se andiamo avanti così mi faranno togliere pure i dehors per lasciare spazio a quei banchetti". Nicolò Moricci