"Un ulteriore approfondimento anche alla luce delle dichiarazioni rese dai genitori del ragazzo quindicenne e delle testimonianze pubblicate sui giornali da parte di studenti e amici del giovane". A chiederlo è il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara che ieri ha contattato Donatella D’Amico, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale. L’episodio è oggetto di verifiche da parte del Ministero. "La scuola deve essere, innanzitutto – commenta il ministro Valditara – una comunità umana ed educante, in cui il ruolo del docente non si limita alla trasmissione dei saperi ma si estende alla costruzione, all’interno della classe, di rapporti improntati all’ascolto, all’accoglienza, al rispetto reciproco e alla capacità di suscitare entusiasmo, serenità, e interesse tra gli studenti. È questo che rende centrale e insostituibile la figura del docente anche nell’epoca dell’affermarsi dell’intelligenza artificiale. È fondamentale che la scuola sappia intercettare le fragilità dei giovani ma anche educare alla responsabilità individuale, intervenendo con autorevole severità in presenza di comportamenti improntati a violenza, a prepotenza e a bullismo".
Ieri mattina la dirigente D’Amico era all’istituto Galilei di Jesi per la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico regionale all’inizio della quale è stato osservato un minuto di silenzio. D’Amico nel parlare di "generazione fragile", ha difeso la scuola dove il 15enne si era trasferito da una ventina di giorni. "Sicuramente c’era un grande disagio dentro – ha commentato d’Amico – Il fatto è che non era stato comunicato nulla alla scuola iniziata nei fatti da venti giorni, quindi non mi sembra un fatto al di là della realtà che nessuno abbia saputo rilevare quei piccoli segnali che testimoniassero questa difficoltà che il ragazzo stava vivendo. Sicuramente questo è il segnale di una sacca di disagio enorme su cui, insieme alle famiglie e alla società tutta dobbiamo intervenire per affrontare e prevenire. Io ho parlato con il preside – ha aggiunto – il quale non ha mai ricevuto i genitori del ragazzo, genitori che neppure conosce. Ho letto che la mamma avrebbe voluto parlare con il preside e dico che serve un’alleanza scuola famiglia". Di qui l’appello ai genitori: "Quando i ragazzi cambiano scuola o ne iniziano una nuova, se notate qualcosa che non va entrate prima voi a parlare con i docenti e il preside perché altrimenti non abbiamo gli strumenti per intervenire e prevenire".
Sara Ferreri