Ancona, 7 dicembre 2024 – Se il Piano Nazionale Esiti ha decretato, per tre anni di fila, l’azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche il miglior ospedale pubblico d’Italia, parte del merito va al ‘Lancisi’ e alla Cardiologia ospedaliera e Utic. Il 2024 passerà agli annali per la fine del mandato del dottor Gian Piero Perna, alla guida del reparto (e per lungo tempo anche del dipartimento) per vent’anni. Di recente il passaggio del testimone al dottor Marco Marini, 49 anni, originario di Piane di Falerone, ma osimano d’adozione.
Dottor Marini, quella del dottor Perna è un’eredità importante...
"Sono cresciuto con lui, dal 2004 quando mi sono specializzato fino al mese scorso. Lui e in generale il ‘Lancisi’ sono stati la mia casa sia dai tempi degli studi universitari, quando il cardiologico era in via Baccarani. Non ho alcuna intenzione di modificare l’attività clinica del reparto, capace di raggiungere risultati straordinari, contribuendo appunto a rendere Torrette il miglior ospedale pubblico del Paese. Il dipartimento cardiovascolare in questo senso è un traino e io intendo mantenere lo standard".
Cosa rende speciale il Lancisi e nel particolare la cardiologia?
"Il fatto che determinate patologie possano essere trattate soltanto qui nelle Marche. Siamo unico hub Dea di II livello dove possiamo curare patologie iperacute e pochi centri in Italia, hanno un’Utic (Unità di terapia intensiva e coronarica, ndr) di livello così alto e con determinate competenze. Utic che figura tra le quattro migliori d’Italia. C’è un altro aspetto determinante...".
Dica pure...
"La complementarietà di una serie di specialistiche che coinvolgono i reparti del professor Dello Russo, del collega D’Eusanio, fino alla cardiochirurgia pediatrica e congenita del dotto Filippelli. Siamo un team multidisciplinare attorno a cui ruota ogni paziente che arriva se necessario. Una strategia vincente che porta risultati straordinari".
Lei ha scelto di restare a Torrette, nel pubblico, ma in passato ha avuto proposte dal privato?
"Sì, diverse proposte, ma non ho mai avuto titubanze nello scegliere di restare e soprattutto zero rimpianti. Credo in questo ospedale, nei vantaggi del pubblico dove si curano le persone senza guardare i costi di ricoveri e interventi, ma la patologia. Noi, come altri, siamo la prova che si può fare buona, ottima sanità anche e soprattutto nella sfera sanitaria pubblica".
A livello di personale il suo reparto è a posto?
"Mi lasci dire che il personale del reparto ha competenze professionali di altissimo livello, ma lo stesso si deve dire per le capacità umane. Sulla questione della pianta organica siamo a regime, rispetto al pre-Covid abbiamo perso alcuni posti letto di cardiologia ordinaria, ma recuperarli non è facile a causa della carenza di infermieri. L’azienda sta facendo il possibile e di recente è partito il concorso per nuove assunzioni, ma molti spesso scelgono il tempo indeterminato o magari la possibilità di avvicinarsi a casa".
Quali numeri fanno la cardiologia ospedaliera e l’utic?
"Ogni anno ricoveriamo circa 1.400 persone a cui si aggiungono i 450 in Utic, trattiamo 250 infarti e 1200 angioplastiche".