"Morire è solo non essere visto". Il titolo scelto per l’omaggio a Gino De Dominicis, ospitato ieri al Liceo Artistico ‘Mannucci’, è in perfetta linea con il pensiero del geniale artista anconetano. L’iniziativa, nata da un’idea dell’event planner Cristina Corradini in occasione dei 25 anni dalla morte del grande artista anconetano, è stata promossa dal Circolo Culturale ‘Carlo Antognini’, presieduto da Fiorello Gramillano. Forse non tutti sanno che il grande artista fu un ex allievo dell’istituto dorico. A ricordarlo è il dirigente scolastico Luca Serafini, che poi rivela: "Ho interrogato l’intelligenza artificiale sul perché è importante De Dominicis. La risposta? Non sono note le sue attività scolastiche. Oggi rimediamo, grazie a persone che l’hanno conosciuto". Ed ecco che Marcello Moscoloni legge le testimonianze di alcuni vecchi docenti. Franca Piangerelli: "Gino era molto simpatico, estroverso, vivace. Aveva intuizioni e battute ironiche. Una volta fece un disegno-affresco dentro i gabinetti. Era molto intelligente, con una marcia in più. Aveva il cervello sfaccettato come un diamante". Giuseppina Pezzetti: "Gino era molto intelligente, bizzarro e particolare. In matematica era genialoide. Aveva dignità di atteggiamento comportamentale". E ancora Giancarlo Cucci: "Era un ragazzo simpatico, socievole, abbastanza bravo e buono. Ma diceva sempre battute ironiche per attirare l’attenzione e far ridere. Era scherzoso, e io stavo al gioco. Faceva dei quadri con tagli geometrici". Poi c’è un professore che di lui disse: "Gino è stato uno studente di cui non voglio parlare. Però ne ho un bel ricordo". Il suo nome? Valeriano Trubbiani.
Augusto Salati, che non fu tra i suoi docenti, parla di "un artista strano, eppure classico. Ha dimostrato una grande fantasia, è stato un rivoluzionario". C’è chi lo ricorda come "biondino, silenzioso, ironico ma anche tragico", e chi "magro, sottile, silenzioso, sempre all’ultimo banco". Tra gli ospiti dell’incontro ci sono l’assessore Antonella Andreoli, per la quale "De Dominicis ha dato lustro ad Ancona", e lo psichiatra Gabriele Borsetti, che parla dell’ossessione dell’artista per la morte, e l’immortalità.
Ma ci sono anche alcuni suoi compagni di classe. Liana Rispoli lo definisce "estroso, anticonformista, un artista sempre ‘contro’. Quando studiavamo arredamento navale, per barche di piccolo cabotaggio, lui faceva i soffitti neri! Aveva una grande passione per i cavalli". Il fotografo Claudio Penna ricorda: "Era l’unico a cui il professore di disegno non diceva nulla. Quando il MAXXI di Roma fu inaugurato con una sua mostra furono esposti due disegni di allora. Era un gran calciatore, bravissimo a palleggiare. Si vide subito che aveva talento. Ma nelle cose della vita quotidiana era insicuro, dubbioso". Gabriella Papini, grande esperta d’arte, in un suo scritto osserva che "la dipartita di De Dominicis resta misteriosa come la sua arte, amata e studiata in ritardo, ma molto poco compresa. Ancora tutta da decifrare, da catalogare, da inserire non si sa bene dove".