
Il dono di un ecografo "Diagnosi prima del parto"
"Il piede torto congenito è la seconda malformazione congenita scheletrica per frequenza. Sono almeno una ventina all’anno i pazienti che si rivolgono a noi. Un tempo, la diagnosi di piede torto veniva fatta solo dopo la nascita", spiega il professor Antonio Pompilio Gigante, direttore della Clinica di ortopedia adulta e pediatrica dell’azienda ospedaliero-universitaria delle Marche, affiancato dai dottori Mario Marinelli e Claudia Bevilacqua, che "ringrazio". "Il nuovo ecografo – donato dalla Fondazione Salesi grazie all’associazione ‘Piede torto in movimento’ – sarà destinato all’ortopedia del Salesi". L’ecografo è un apparecchio diffuso, ma questo è uno strumento di "ultima generazione con ottime performace. Può essere usato non solo per le diagnosi, ma anche (e soprattutto) per seguire l’evoluzione. Per esempio – precisa Gigante – potrebbe rivelarsi utile per vedere se il tendine d’Achille si ritrae o si inspessisce o per misurarlo. E poi dal punto di vista della ricerca è fondamentale, perché abbiamo bisogno di avere dei numeri che permettano di quantizzare il danno che si verifica. L’apparecchio servirà non solo per il piede torto, ma anche per la displasia congenita dell’anca o per le diagnosi precoci delle patologie ortopediche sportive".
Il piede torto, a Torrette, è trattato con tecniche innovative: "È una patologia antica e i trattamenti vengono eseguiti con gessi di correzione progressiva. In India, è frequente vedere gente che deambula male per questa malformazione. Nella maggior parte dei casi, basta il trattamento incruento e conservativo, ma talvolta occorrono interventi supplementari. L’obiettivo, oggi, è individuare la malattia precocemente e approntare un trattamento sin da subito, riducendo il ricorso alla chirurgia. Il reparto che dirigo – fa Gigante – collabora col Centro ginecologia di Loreto, per la diagnostica prenatale. Con l’ecografia, identifichiamo le patologie già negli ultimi mesi di gravidanza e iniziamo il trattamento nei primi giorni di vita del neonato. La diagnosi, un tempo, veniva fatta dopo la nascita e c’era un ricorso tardivo alle cure chirurgiche. Invece, è importante intervenire senza aspettare l’età adulta. La displasia congenita dell’anca è la prima malformazione congenita scheletrica per frequenza e oggi si fa uno screening neonatale, di modo da sottoporre i bimbi, tra il secondo e il quarto mese di vita, a un’indagine ecografica prevista per legge, per capire se vi possa essere una malformazione in tal senso. Questo – sottolinea il prof – ha stravolto il trattamento all’anca. Oggi è tutto più precoce, per fortuna. Per l’anca, ormai, operiamo prevalentemente i figli dei migranti, nati in territori in cui non si fa lo screening neonatale".
Nicolò Moricci