MARINA VERDENELLI
Cronaca

Il delitto di Sirolo, abiti e fiocina ai raggi x: accertamenti irripetibili

Il reparto operativo dei carabinieri scandaglierà anche il fucile da sub dell’algerino accusato di omicidio per trovare tracce biologiche.

Ancona, 9 settembre 2023 – L’auto, gli indumenti, il fucile da sub e la fiocina a tre punte. La procura dorica ha disposto altri due accertamenti irripetibili per fare luce sull’omicidio di Sirolo, quello avvenuto il 27 agosto scorso, in via Cilea, per un diverbio sulle norme della circolazione stradale, costato la vita a Klajdi Bitri, 23 anni, albanese.

Il giovane è morto sulla pubblica via, raggiunto dal forchettone di un fucile per pesca subacquea, impugnato da Fatah Melloul, 27 anni, algerino.

Omicidio a Sirolo: giovane trafitto da una fiocina dopo una lite stradale
Omicidio a Sirolo: giovane trafitto da una fiocina dopo una lite stradale

Il pubblico ministero Marco Pucilli, che sta coordinando le indagini dei carabinieri, ha ritenuto necessari per la ricostruzione della dinamica dei fatti ricercare tracce biologiche e impronte sia sul veicolo a bordo del quale viaggiava l’indiziato del delitto (una Oper Zafira) che gli indumenti dello stesso, il telo mare in suo utilizzo trovato nella vettura e l’arma del delitto vale a dire il fucile subacqueo con la fiocina a tre punte incorporata.

L’accertamento, da parte del Reparto Operativo Nucleo Investigativo dei carabinieri di Ancona, inizierà il 14 settembre all’interno della struttura dove sono stati posto sotto sequestro tutti questi elementi. I campionamenti verranno poi inviati al Ris di Roma per le analisi. Sempre lo stesso reparto dei carabinieri dovrà analizzare il fucile testandone la lesività, la funzionamento.

Anche questo accertamento inizierà il 14 settembre. Il test sull’arma è ritenuto fondamentale per sciogliere un passaggio cruciale dell’indagine e cioè se l’algerino abbia sparato la fiocina, caricando quindi l’arma al fine di colpire la vittima o se l’abbia solo impugnata, come una spada, spingendola in avanti nel tentativo di difendersi.

Davanti al giudice per le indagini preliminari Melloul non ha parlato nella convalida del fermo, avvenuta il 30 agosto scorso, e si era avvalso della facoltà di non rispondere. Per la gip Sonia Piermartini, che ne aveva convalidato il fermo con la misura del carcere, il 27enne confidava di non essere identificato dopo il fatto e ha cercato "con tremenda lucidità di ricostruire una apparente normalità, forse anche con la compagna, recandosi a pescare a Falconara".

Un soggetto "pericoloso, con totale incapacità di contenere e gestire aggressività ed ira, con indole vendicativa e ritorsiva".

La difesa dell’indagato, rappresentata dall’avvocato Davide Mengarelli, ha annunciato il ricorso al Riesame per chiedere che il suo assistito, che quel giorno avrebbe agito solo per difendersi e non si sarebbe accorto né di aver ferito né di aver ucciso il giovane, venga scarcerato.