Il caso Edison finisce in Parlamento

La delicata questione sollevata da un’interpellanza di Europe Verde. Malumori nell’assemblea di mercoledì

Il caso Edison finisce in Parlamento

Il caso Edison finisce in Parlamento

L’impianto per la bonifica dei terreni inquinati che Edison Next vorrebbe realizzare alla Zipa finisce in Parlamento per una interpellanza di Europa Verde – Verdi forza che in città appoggia la maggioranza. Sempre più forti i malumori in città come emerso dalla partecipata assemblea (oltre 120 persone) organizzata per mercoledì sera dal centro sociale autogestito Tnt. E cresce anche il malessere in maggioranza in attesa del consiglio aperto previsto per stamattina (ore 9.30) dove per la prima volta parleranno i vertici Edison. Iscritti a parlare tre rappresentanti della multinazionale, il sindacato Fabi (nella zona si trova il centro direzionale Esagono oggi Intesa con circa 700 dipendenti. Ma anche una portavoce della commissione mensa (il punto unico di cottura si trova a pochi metri in linea d’aria dal luogo in cui si tratteranno rifiuti anche pericolosi). E tornerà ad intervenire Massimo Gianangeli ex leader del movimento 5 stelle, a nome del comitato tutela salute della Vallesina che si è battuto negli anni scorsi contro la riconversione dell’ex zuccherificio Sadam, esponenti sindacali e delle associazioni di categoria. L’interpellanza in Parlamento, a firma Angelo Bonelli in merito alla piattaforma polifunzionale per il recupero e il trattamento di rifiuti pericolosi e non pericolosi e per la produzione di "End of Waste" alla Zipa di Jesi chiede al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin "se non intenda adottare iniziative per quanto di competenza e in raccordo con gli enti territoriali, in ordine alle criticità e perplessità che un impianto dalle potenzialità mastodontiche, come quelle in progetto potrebbero creare. Sono preoccupanti – aggiungono Europa Verde – 312.428 tonnellate/anno di rifiuti pericolosi e non pericolosi, un impianto insalubre da realizzarsi in un’area già considerata ad alto rischio ambientale. Il nuovo insediamento andrebbe infatti a gravare ulteriormente sulla mobilità – mille tonnellate al giorno in ingresso - e sotto il profilo sanitario e di sicurezza con gravi ripercussioni sulla città e sulla popolazione. Riteniamo che quell’impianto a Jesi, sia un grave errore sotto il profilo della mancata partecipazione attiva e democratica dei cittadini, imprese e aziende che non sono state interpellate in una scelta così importante, considerato che l’impianto progettato è il più grande d’Italia e si insinuerebbe in una zona fortemente antropizzata con gravi conseguenze sotto il profilo ambientale. E con un impatto visivo devastante per la realizzazione di un silos alto 15 metri".

Sara Ferreri