
Prosegue il progetto di collaborazione tra il nostro giornale e il settimanale Vanity Fair, che i nostri lettori riceveranno in...
Prosegue il progetto di collaborazione tra il nostro giornale e il settimanale Vanity Fair, che i nostri lettori riceveranno in omaggio martedì 22 aprile con l’acquisto del quotidiano. Nel nuovo numero riflettori su Achille Lauro.
Anno 2001 o forse 2002, una sera come tante nella periferia romana. Lauro De Marinis, undicenne estroverso ma non spensierato, torna a casa con i capelli color biondo platino e sa che per questo verrà punito. Non aveva il permesso di farlo, l’ha fatto lo stesso.
Anno 2025, un pomeriggio come tanti nel centro di Milano. Lauro De Marinis, in arte Achille Lauro, guarda la foto di quel ragazzino fresco di tintura per assomigliare a un surfista e riflette a voce alta: "Avevo già capito tutto: essere chi volevo essere a qualunque costo. Ma allora era impensabile che mi avrebbe portato qui".
Qui è una carriera da icona del nostro tempo. Qui sono milioni di streaming, cinque Festival di Sanremo, un Eurovision Song Contest, un’edizione di X Factor da giudice. Qui è il settimo album, Comuni mortali, fuori il 18 aprile, ovvero ballad brutalmente sincere e romantiche, racconti di vita e di tormenti, che hanno il potenziale per diventare grandi classici del cantautorato, a partire da Incoscienti giovani che ha conquistato l’Ariston un paio di mesi fa.
Nell’intervista, l’artista ripercorre le istantanee più intime e più significative fino a oggi. E riflette sulla felicità, che "è un momento. Quanti umori attraversiamo e quante persone diverse possiamo essere in 24 ore? Io, almeno una trentina". Infine sull’amore: "Ho imparato che certe persone non entrano nella nostra vita per rimanere, ma per cambiarci".