"Il cambiamento climatico non sia una scusa"

L’analisi del meteorologo e climatologo Massimiliano Fazzini: "Sappiamo che c’è, non nascondiamoci"

"Il cambiamento climatico non sia una scusa"

Il meteorologo e climatologo dell’Università di Camerino, Massimiliano Fazzini sull’allarme alluvioni

"Non è più sufficiente nascondersi dietro al cambiamento climatico. C’è, è evidente, lo sappiamo. Bisogna mettere a terra le risorse, che ci sono, per investimenti nelle opere di prevenzione del rischio idrogeologico. In tal senso la direzione presa dagli organismi istituzionali è quella giusta, ma ci vorrà tempo". Sono le parole del meteorologo e climatologo dell’Università di Camerino, Massimiliano Fazzini, nell’analizzare i recenti fenomeni alluvionali che hanno interessato soprattutto la provincia di Ancona. "Ma non solo. Il fronte di queste precipitazioni, stavolta, è stato molto ampio dal punto di vista spaziale, da Bologna a Pescara, con episodi particolarmente intensi. Pensate che, seppure i dati siano in fase di validazione, nelle piane di Loreto e nella Valmusone ci sono stati picchi che, localmente, hanno superato gli oltre 300 millimetri d’acqua. Probabilmente più che a Faenza". Ma era un’ondata di maltempo che gli esperti "si aspettavano – prosegue Fazzini –. Eravamo reduci da due mesi con temperature elevate, come d’altronde quelle del mare. Al primo affondo di aria fredda dal nord Europa, il contrasto ha determinato forti precipitazioni e celle temporalesche autorigeneranti su varie zone delle Marche. Eppure la nostra situazione è passata in secondo piano rispetto ad altri eventi catastrofici".

Per il professore, "la quantità d’acqua caduta è stata realmente eccezionale, ma con ogni probabilità accadrà sempre più frequentemente". E allora, secondo le analisi multifattoriali dei territori, è opportuno accelerare sugli interventi di mitigazione. Mettendo allo specchio i casi di Castelferretti e Aspio, due dei luoghi colpiti giovedì e, ugualmente, nel 2006, l’idea di Fazzini: "Nel caso di Castelferretti, un’area meno vasta, il Consorzio di bonifica ha avuto tempo e soldi per realizzare la vasche di laminazione, che in effetti hanno funzionato". A determinare i principali problemi, la portata d’acqua imponente che scendeva dalle colline. All’Aspio e nelle zone limitrofe, invece, la tracimazione dei fossi ha provocato le criticità: "Stiamo parlando di un bacino di medie dimensioni, molto antropizzato e dunque per completare gli interventi ci vuole tempo. Purtroppo quelle opere, spesso, restano bloccate nei meandri della burocrazia. Ma andava capito vent’anni fa che dovevano essere fatte, quando avvertivamo delle fragilità del territorio, dopo 80 anni di inettitudine e ritardi a vari livelli. Ora la direzione presa è corretta, serve tempo. Da alluvionato nel 1992, nel Tronto, capisco quello che stanno patendo le comunità".

Giacomo Giampieri