"I miei viaggi diventano canzoni". Vasco Brondi con ’Un segno di vita’

Ancona, il cantautore protagonista domani del concerto all’Arena del mare inserito nell’"Ulissefest"

"I miei viaggi diventano canzoni". Vasco Brondi con ’Un segno di vita’

"I miei viaggi diventano canzoni". Vasco Brondi con ’Un segno di vita’

E’ il primo grande evento del ricchissimo cartellone dell’"Ulissefest" di Ancona, che si svolgerà da domani a domenica nei luoghi più caratteristici della città. A partire dalla novità dell’Arena sul mare, al Porto antico, dove alle ore 21.30 Vasco Brondi porterà il suo tour "Un segno di vita".

Brondi, il festival è incentrato sul viaggio. Cosa rappresenta per lei, e quanto influisce a livello di ispirazione?

"Anche nel mio ultimo disco ci sono dei viaggi, che poi racconto, come ho fatto nei dischi precedenti, in un diario di lavorazione, che esce come allegato. In questo caso si chiama ‘Piccolo manuale di pop impopolare’, e dentro ha dei viaggi di pochi o di migliaia di chilometri, e sono importanti nella stessa misura. In qualche modo entrano nelle canzoni, anche se poi faccio questi viaggi pensando di andare via per scrivere e invece scrivo una volta tornato".

Che tappa segna nella sua carriera ‘Un segno di vita’? E’ il lavoro della maturità, è il prosieguo naturale del suo percorso artistico?

"Ogni disco è come togliere uno strato in più per andare più nel profondo. In questo senso la direzione è sempre quella. Seguire la strada che nessuno ti indica, cercare una traiettoria inevitabile, personale, in cui ci si ritrova. Si cambia con il tempo e quindi cambia anche quello che si fa".

A quando il prossimo album di inediti?

"In questo momento sto concentrandomi sul tour, che è molto impegnativo. Ma per me il cantiere è sempre aperto. Nel momento dei concerti mi rendo conto che un po’ tutta l’energia va lì, cerco di concentrarmi su una cosa alla volta".

Il suo disco di debutto come Luci della centrale elettrica si intitolava ‘Canzoni da spiaggia deturpata’, l’ultimo ‘Terra’. La questione ambientale sembra essere una delle poche che interessi i giovani. Pensa di poter dare un ‘contributo’ col suo lavoro?

"Io credo che nelle canzoni ci debba entrare un po’ tutta la complessità del mondo. Anche quando sono più intime, nelle canzoni c’è l’aria degli anni che stiamo vivendo. Ma ci vuole anche una scintilla di eternità che parli di quello che ci precede e di quello che ci sarà dopo di noi. Nelle mie canzoni c’è sempre qualcosa di non antropocentrico, c’è tutto il resto del pianeta, che tra l’altro è la stragrande maggioranza: gli alberi, le piante, i fiori, gli animali. Questo disco l’ho registrato in un rifugio in alta montagna dove l’essere umano viene visto nella giusta proporzione: minuscolo, fragile, di breve durata".

Raimondo Montesi