I maghi del "pezzotto" a processo 150 euro l’anno per vedere gratis tutti i canali criptati e a pagamento

Patteggia il 61enne che aveva dato i codici ad altri 14 furbetti. Cinque hanno risarcito, due sono stati condannati a 4 mesi.

I maghi del "pezzotto" a processo 150 euro l’anno per vedere gratis tutti i canali criptati  e a pagamento

I maghi del "pezzotto" a processo 150 euro l’anno per vedere gratis tutti i canali criptati e a pagamento

Bastava pagare 150 euro all’anno per vedere tutta la televisione a pagamento che volevano, comodamente dal divano di casa e anche sul cellulare. Un affare per 14 cittadini che, un po’ con il passaparola e un po’ per amicizia, si sarebbero rivolti all’artefice delle pay-tv taroccate, un 61enne originario della provincia di Pesaro che avrebbe incassato migliaia di euro fornendo loro dei numerini, il codice. Tutti e 15 sono finiti a processo per la violazione della legge sul diritto d’autore con un conseguente vantaggio economico. Tra patteggiamenti, abbreviati e riti ordinari, si è chiuso per tutti il primo grado di giudizio. Giovedì, davanti alla giudice Paola Moscaroli, procedevano in sette con l’abbreviato. Per 5 che hanno risarcito la giudice ha pronunciato sentenza di assoluzione per la tenuità dei fatti. Per due invece condanne a 4 mesi ciascuno, non hanno risarcito il danno. Le altre posizioni si sono definite in precedenza, un imputato andato a giudizio con il rito ordinario è stato assolto mercoledì. Il 61enne pesarese ha patteggiato a 6 mesi. Gli altri sei hanno patteggiato tutti a 4 mesi. Il 6lenne era accusato di aver venduto abbonamenti che consentivano la visione di contenuti multimediali in modalità streaming (con trasmissione continua) e on demand (su richiesta), in violazione dei diritti di riproduzione dei principali network televisivi quali Sky, Mediaset, Dazn, Netflix, immettendo gli abbonamenti in rete telematiche. Il pesarese avrebbe fornito di volta in volta i codici di accesso, incassando il denaro per sé. Una pratica che, stando alle accuse, sarebbe andata avanti da gennaio del 2020 fino a maggio 2021, in piena pandemia e con l’utilizzo di abbonamenti che in quel periodo erano molti richiesti per la maggiore permanenza a casa. A scoprire tutto era stata la guardia di finanza. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Corrado Canafoglia, Mauro Diamantini, Nicoletta Pelinga e Marco Pacchiarotti. ma. ver.