PIERFRANCESCO CURZI
Cronaca

I 20 anni dell’incompiuta. Sorpresa, all’ex Tambroni le case di riposo comunali. Ecco il progetto della giunta

Diversi sopralluoghi hanno assicurato che la struttura si può recuperare. Inaugurato nel 2005 e costato 8 milioni, venne chiuso dopo un mese.

Diversi sopralluoghi hanno assicurato che la struttura si può recuperare. Inaugurato nel 2005 e costato 8 milioni, venne chiuso dopo un mese.

Diversi sopralluoghi hanno assicurato che la struttura si può recuperare. Inaugurato nel 2005 e costato 8 milioni, venne chiuso dopo un mese.

Trasferire gli anziani ospitati dalle case di riposo comunali all’ex Tambroni: non è più utopia. Il 2025 potrebbe essere l’anno decisivo per gettare le basi verso il recupero di una struttura importante nata già morta all’origine e che da allora è rimasta nello stesso stato di triste abbandono. Non un anno qualsiasi, visto che proprio nel dicembre del 2025 verrà celebrato il primo ventennio dall’inaugurazione di quello che doveva prendere il posto del vecchio ospizio.

L’amministrazione comunale avrebbe interesse ad avere in permuta la struttura di via della Cupa (tra l’ex Crass e via Ascoli Piceno) dall’Inrca, l’azienda ospedaliera proprietaria dell’immobile in disuso dal dicembre 2005 trovando un accordo. L’anno scorso c’erano state soltanto alcune interlocuzioni ufficiose tra pezzi dell’amministrazione comunale e la direzione generale dell’azienda che gestisce l’istituto geriatrico, ma tutto era rimasto fermo a una comunione d’intenti e poco altro. Di recente un imprenditore privato ha effettuato un sopralluogo della dolorosa ‘incompiuta’ con l’obiettivo di poterla gestire sotto il profilo sociale.

Nonostante i vent’anni di totale inattività e di abbandono, a parte piccole manutenzioni ordinarie ormai da tempo non più applicate, lo scheletro dell’allora edificio di ultimissima generazione sarebbe tranquillamente in grado di poter essere recuperato. Tradotto, nessuna necessità di demolire e ricostruire ex novo, sarebbe sufficiente adeguare ciò che resta grazie a un intervento sicuro, affidabile e soprattutto molto meno oneroso. Da qui l’interesse dell’amministrazione comunale in accordo eventuale coi privati per lavori e gestione, senza dimenticare la possibilità di recuperare un immobile plasmato all’epoca per ospitare un centinaio di anziani.

L’accelerata per la fattibilità del progetto arriva anche da un altro impulso, ossia la vetustà delle due strutture di residenza per anziani pubbliche del capoluogo, Villa Almagià in via Redipuglia (accesso anche da via Veneto) e Benincasa (via Podesti). Parte del problema potrebbe essere risolto dalla nuova struttura residenziale all’ex Umberto I, nonostante l’incertezza sui tempi di avvio dei lavori gestiti dall’Ast 2 e ancora fermi al palo, ma in generale le domanda di accoglienza in rsa è sempre maggiore.

Parlando di vetustà strutturali, il problema è che le due case di riposo poc’anzi menzionate non sono pienamente rispondenti ai criteri sempre più stringenti sulla vulnerabilità sismica. Nessuna emergenza topica, sia chiaro, ma parlando di sicurezza i parametri sono cambiati, da qui l’importanza di avere una struttura residenziale rinnovata, ampia e sicura.

La storia dell’ex Tambroni (l’ospizio originale a Posatora era stato coinvolto nella frana del dicembre 1982 e reso inagibile) alla Cupa grida vendetta. Una casa di riposo costata 8 milioni all’epoca, inaugurata e chiusa nel giro di un mese a causa di infiltrazioni d’acqua che avevano reso la struttura inagibile da subito. Da allora nulla si è più mosso, a parte i procedimenti giudiziari sulle responsabilità.