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Grotte di Pietralacroce: giallo sulla proprietà

Il sindaco Mancinelli darà spiegazioni in Consiglio comunale, una vicenda diversa rispetto a quelle del Passetto e del Cardeto

Grotte di Pietralacroce: giallo sulla proprietà

"Da noi le grotte sono state accatastate come magazzino e per quello paghiamo l’Imu. Le piattaforme che ci sono davanti e gli scivoli a mare sono demaniali ma nessuno ci ha mai chiesto nulla, lo spazio è libero, di tutti e tutti ne usufruiscono, non ci è stata mai contestata una occupazione abusiva e non c’è stato chiesto di pagare nulla". A parlare è Lorenzo Lugaresi, vicepresidente dell’associazione "Cardeto", quella che rappresenta le grotte sotto l’omonimo parco. Da grottarolo di un versante che negli anni si è messo in regola, insieme anche a quelle del Passetto (zona ascensore) e sotto la piscina, ha acconsentito di spiegare com’è la situazione di chi è già passato tra gli inghippi che nel tempo sono stati sollevati per questi scavi nella terra che oggi costituiscono uno scenario unico e pittoresco della spiaggia cittadina.

Questo alla luce della recente indagine della guardia di finanza, emersa durante il consiglio comunale di lunedì scorso, dopo un’interrogazione del consigliere di Forza Italia Daniele Berardinelli che chiedeva conto al Comune anche in merito a mancati pagamenti da parte dei grottaroli di Imu e Tari. Stando alle fiamme gialle, che da mesi stanno convocando al comando i grottaroli del versante sotto Pietralacroce, si ravviserebbero i reati di occupazione abusiva demaniale e la realizzazione di un’opera abusiva in area tutelata a livello paesaggistico. Non ci sarebbe ancora un fascicolo aperto in Procura ma sarebbe questione di pochi giorni. Gli stessi finanzieri avrebbero chiesto conto delle mancate imposte pagate. "A noi fu il Comune che ci fece arrivare a una accordo – continua Lugaresi – con le convenzioni per l’utilizzo della grotta, di 30 anni e 60 anni, pagando parecchi soldi. Le grotte molte erano già accatastate e quelle che non lo erano sono state accatastate con il Comune, sono venuti a prendere le misure. Noi adesso siamo in regola. Il problema del Cardeto è che non tutte le grotte sono accessibili perché devono completare la messa in sicurezza della falesia quindi solo le prime sono utilizzabili infatti pagano anche la Tari perché le utilizzano. Chi non può accedervi la Tari non la deve pagare, è stata bloccata".

L’avvocato Ennio Tomassoni, che aveva seguito per l’associazione Cardeto e Passetto diverse cause all’epoca, prima che si arrivasse alla concessione del Comune, conferma che la questione per loro è chiusa. "Adesso sono tutti concessionari – dice il legale – non è stata ravvisata nessuna invasione di suolo pubblico. Le grotte erano state scavate prima, dai nonni dei nonni, e prima ancora che il Comune ne diventasse apparentemente proprietario". Per le grotte di Pietralacroce la problematica si fa più contorta perché non è ancora chiaro chi sia il proprietario dei terreni e della falesia dove si trovano. Al momento è escluso che sia il Comune ma per i chiarimenti la sindaca darà risposte lunedì prossimo.

Marina Verdenelli