Ancona, 14 ottobre 2021 - Quattro giorni di ferie al mese per risparmiare 60 euro, è questa la trovata di un operaio residente nell’hinterland senigalliese, per sfuggire al Green pass che da domani sarà obbligatorio per recarsi sul posto di lavoro. Sono tre al momento i tamponi che consentono di ottenere la certificazione verde Covid-19: il tampone molecolare, valido 72 ore ha un costo di 60/70 euro, il tampone antigenico rapido che ha un costo di 15 euro e il test salivare molecolare che ha un costo di 60 euro. Il tampone antigenico rapido resta la soluzione più economica e veloce, in quanto in molti laboratori, per attendere il risultato di un molecolare occorrono anche 48 ore. Ne bastano invece 24 per un salivare molecolare. I no Green Pass si augurano che non sia prorogato lo stato di emergenza, questo significherebbe temporeggiare fino al 31 dicembre, ultimo giorno di validità del certificato verde.
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Per non farsi iniettare il siero anti Covid i lavoratori le studiano tutte per risparmiare qualche euro ed evitare così di spendere dai 60 ai 75 euro mensili per effettuare i tamponi. "Non ho molte ferie a disposizione – spiega il lavoratore – così ho pensato di ottimizzare quelle che mi restano restando a casa tutti i lunedì, dal 25 ottobre, in questo modo risparmierò un tampone a settimana e naso e portafoglio mi ringrazieranno". Sono dieci i lunedì prima di fine anno: "Ci sono dei colleghi che hanno deciso di fermarsi per due mesi – prosegue – io non posso permettermi di restare a casa per tutto il tempo, così ho cercato di trovare una soluzione per risparmiare qualche euro, anche se, come tanti altri lavoratori che si trovano nella mia stessa situazione, mi auguro che, con il passare del tempo, il prezzo dei tamponi venga diminuito". L’azienda , attraverso l’amministratore delegato, ha parlato chiaro e ha escluso qualsiasi alternativa a Green Pass e tamponi: "Hanno chiesto ai dipendenti il Certificato Verde già da giorni, in modo da avere un quadro preciso di quanti non ne erano in possesso, poi hanno fatto una riunione, con tempistiche che permettevano di sottoporsi alla prima dose entro il 15 ottobre – prosegue – e chi non vorrà vaccinarsi, dovrà presentare il tampone, a sue spese, per venire a lavorare".
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In difficoltà ci sono anche i datori di lavoro: "La nostra azienda si occupa di meccanica – spiega una responsabile – abbiamo cinque dipendenti senza vaccino e due di questi sono fondamentali. Non possiamo farne a meno e non è possibile, almeno nell’immediato, sostituirli. Questo comporta che dovremo attendere che effettuino il tampone, che pagheremo noi come da accordi, per poi entrare in azienda. Bisogna pensare che, a causa dei no vax, la parte lesa non sono sempre i dipendenti, ma anche i titolari".