Ancona, 23 agosto 2021 - Vaccinato all’estero ben cinque mesi fa, non ha ancora in mano il Green pass. E, a questo punto, sta perdendo ogni speranza di poterlo un giorno ottenere. È la storia di Luca David, 34 anni, originario di Jesi e residente in provincia di Bologna. E dentro la sua storia ci sono quelle di tanti altri che, come lui, si erano protetti dal Covid appena avevano potuto. Pur vaccinato con due dosi da mesi, non può andare al ristorante né in altro posto al chiuso, non può viaggiare liberamente né partecipare a eventi che richiedano il controllo degli accessi. Tutto questo perché non gli è stato mandato il Green pass e, nonostante ore di telefonate e varie mail, non è riuscito ad ottenerlo.
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Tutto comincia all’inizio di marzo. "L’azienda, un’organizzazione sportiva a livello mondiale, ci ha offerto la possibilità del vaccino e io, insieme con altri mie colleghi, abbiamo accettato volentieri. Così – era l’inizio di marzo – abbiamo ricevuto la prima dose in Qatar. La seconda a fine marzo". Tutto regolare. Poi, però, in Italia è stato introdotto l’obbligo del Green pass (in vigore dal 6 agosto), essenziale per accedere a molti luoghi chiusi. Ma a David, come ai suoi colleghi che si sono vaccinati all’estero, non arriva né codice né tantomeno certificazione verde. Il 34enne si attiva subito, chiede spiegazioni: "Ho passato molto tempo al telefono, chiamando il 1500, ho scritto mail. Ma niente da fare. C’è una specie di gap tra il fascicolo sanitario regionale e quello nazionale: risulto nel primo, non esisto nel secondo". E senza Green pass, le difficoltà si moltiplicano. "Dovevo andare a cena in un ristorante, a Modena, ma serviva il Green pass. Ho fatto presente la mia situazione al titolare del locale. Mi ha detto che lui aveva compreso la situazione, ma che la legge è la legge e che se poi fosse passato un controllo lui non avrebbe saputo cosa fare. Così, a cena non sono andato. Altro problema è stato per la vacanza in Spagna. Dovevo partire, ma senza Green pass ho lasciato perdere, avrei dovuto fare il tampone sia all’andata che al ritorno. Pure se sono già vaccinato". Tutto questo, "è surreale".
In risposta a una mail in cui chiedeva spiegazioni, il Ministero ha scritto: "Al momento la registrazione della sua posizione vaccinale di vaccinazioni eseguite all’estero non genera informazioni che giungono al Ministero della salute. Si tenga aggiornato sul sito, perché le disposizioni normative potrebbero subire degli aggiornamenti". Per un attimo, racconta, "mi è anche passato per la mente di rifarmi il vaccino in Italia, ma poi ho scartato subito l’idea, non saprei nemmeno che conseguenze avrebbe sulla mia salute". Non solo lui è in difficoltà: "Sono una quarantina i colleghi nella mia situazione – spiega –, tra l’altro si tratta dello stesso tipo di vaccino che viene usato in Italia, quindi è proprio inspiegabile non ricevere il Green pass come tutti gli altri". Cosa chiede alle istituzioni? "Noi siamo tra quei fortunatu che hanno ricevuto il vaccino con larghissimo anticipo rispetto ad altri della nostra fascia di età – dice David –, un atto importante, dopo poi che continuano a sensibilizzare in questa direzione. Chiediamo quindi semplicemente che siano regolarizzate le situazioni come la mia e dei miei colleghi".