Ancona, 4 agosto 2021 - Smaltita la "sbornia olimpica" (che non passerà mai a dire il vero), Gianmarco Tamberi mentre sorvolava i cieli di ritorno da Tokyo ha trovato la forza di rispondere al Carlino, via WhatsApp, al messaggio di complimenti del nostro giornalista Michele Carletti. "Che storia pazzesca". Tre parole. Ma che danno bene la misura di quanto Gimbo ha fatto domenica primo agosto. E della gioia infinita che in primis s’è regalato. Ma in secondo luogo ha regalato a tutti noi. Anconetani, marchigiani e italiani. L’altista dorico è atterrato a Fiumicino, in Roma, alle 20. Al suo fianco i membri della spedizione giapponese che con lui sono partiti per l’avventura indimenticabile.
"Gianmarco, il mio ragazzo d’oro" - Tamberi e il gesso: il simbolo della sofferenza portato in pedana alle Olimpiadi - Tamberi: chi è la fidanzata Chiara Bontempi
Fuori, ad attendere, nel padiglione arrivi, la delegazione guidata da mamma Sabrina che finalmente ha potuto riabbracciare suo figlio. Che è sceso dall’aereo con quella medaglia d’oro che ha mostrato come simbolo della sua conquista in terra nipponica. Una medaglia che per Tamberi, la sua famiglia, la futura sposa Chiara vale tanto. Vale tutto. Non solo il blasone di aver raggiunto la vetta più alta del mondo. In senso fisico e di primato. Ma anche per aver avuto, l’atleta, e l’uomo, la capacità di reagire alle difficoltà. Di rialzarsi dopo l’infortunio che gli "vietò" Rio. Di soffrire, combattere. E vincere. Quella medaglia, Gimbo, l’ha mostrata anche prima di salire a bordo, nell’ultimo atto a Tokyo, all’assistente di volo. Filmando la scena e postandola su Instagram: "C’è qualcosa che non va nel bagaglio… E nella medaglia", ha sorriso alzando i contenitori che muovono sui rulli prima di passare sotto allo "scanner". Quindi ne ha sollevato uno, prendendo l’Oro, e si è rivolto al personale: "Can I take it? (Posso tenerla?)", a rimarcare quella volontà di non volersene staccare ("Tu ed io… Per sempre insieme"). "Can I take it or I have to leave it here?". Gesto di via libera dell’hostess. "Ok" di Gimbo, che l’ha ripresa e rimessa al collo. Dalla pancia dell’aereo, invece, ha aggiornato Chiara. Con una storia emblematica: il campione olimpico che si è concesso un po’ di relax con "sua figlia", neanche a dirlo, accanto.
Per riassumere ha detto bene lui al nostro giornale: che storia pazzesca. Che è stata la sua. E che adesso merita di essere tributata a dovere, con una cerimonia trionfale. Ci stanno lavorando. Coni, Regione e Comune. Ma ogni discorso è rimandato al termine delle Olimpiadi (domenica). In considerazione che i medagliati verranno anche ricevuti dal premier Draghi e dal presidente della Repubblica Mattarella. Intanto Gimbo, ieri sera, è rimasto nella Capitale per godersela con parenti e amici. In giornata dovrebbe rientrare ad Ancona. A casa sua. Che non aspetta altro che festeggiarlo e portarlo in alto. Come lui (e prima di lui solo Galliano Rossini nel ’56, a Melbourne, nel tiro a volo) ha portato in alto sé stesso, sopra la sbarra, e una città intera. Una Regione, una Nazione.