MARINA VERDENELLI
Cronaca

"Furto e poi minaccia". Ma per il giudice si tratta di tentata violenza privata. Condannato a due mesi

Un 66enne algerino aveva preso un profumo ed era stato denunciato. Qualche giorno dopo aveva detto alla commessa: "Te la faccio pagare". La vittima è stata sentita: "Camminavo e avevo paura di incontrarlo".

"Furto e poi minaccia". Ma per il giudice si tratta di tentata violenza privata. Condannato a due mesi

Non gli era bastato rubare un profumo e venire denunciato. Dopo qualche giorno era tornato nel negozio per minacciare la commessa e convincerla a cambiare la denuncia perché se no lui, clandestino in Italia, sarebbe stato espulso. "Guarda che te la faccio pagare" le avrebbe detto. All’ennesimo blitz nell’attività, dove aveva minacciato la donna, era stato arrestato dalla polizia. Protagonista un algerino di 66 anni. Gli era stato contestato lo stalking aggravato ma, chiuse le indagini, l’uomo è finito a processo per minaccia per costringere a commettere un reato ed infine condannato per tentata violenza privata. La giudice Paola Moscaroli ieri infatti ha derubricato l’accusa infliggendo all’imputato, difeso dall’avvocato Gaetano Papa, una pena di due mesi. I guai per il clandestino sono iniziati il 27 ottobre dello scorso anno. Era pomeriggio quando si è presentato in una profumeria di piazza Roma, prendendo di mira una commessa di 31 anni. Era stata la donna ad averlo denunciato per il furto, fatto qualche giorno prima, e questo avrebbe avuto conseguenze negative sul permesso di soggiorno dello straniero. L’algerino si era appostato vicino all’attività, aveva iniziato ad insultare la commessa assumendo comportamenti molesti fino all’arrivo di una volante della polizia che aveva proceduto ad identificarlo. Non era la prima volta che importunava la donna e il questore aveva emesso contro di lui anche un ammonimento per stalking ma quello non lo aveva fermato. Per il provvedimento non avrebbe più dovuto importunare la 31enne e soprattutto non doveva entrarci in contatto. Invece il 66enne sarebbe entrato nel negozio, inizialmente riportando il profumo rubato e sperando di annullare così la denuncia a suo carico. Ma non aveva trovato terreno fertile. Così era ritornato in profumeria ancora una volta. Quando la polizia era arrivata lo aveva trovato davanti all’attività e lo aveva ammanettato. L’arresto poi non fu convalidato. Non era stato ravveduto il reato di stalking ma contestato piuttosto il reato di minaccia per costringere a commettere un reato. Gli atti erano stati rinviati al pubblico ministero per riformulare l’imputazione e l’algerino era tornato libero. Ieri mattina in tribunale è stata sentita la vittima prima che la giudice si ritirasse per la sentenza. "Non potevo più nemmeno passeggiare – ha detto la commessa – perché avevo il timore di incontrarlo. Quando entrò in negozio per minacciarmi aveva anche qualcosa di luccicante in bocca, forse una lametta. Sembra fosse solito girarci con la lametta dietro, una usanza del carcere". Ascoltato anche un poliziotto che ha riferito di aver visto la vittima andare incontro alla loro pattuglia il 27 ottobre 2022, piangendo.