Ancona, 29 settembre 2024 – “Abbiamo dato mandato al nostro avvocato Tommaso Rossi di predisporre una denuncia querela che presenteremo alla competente Procura della Repubblica. Lo faremo nei prossimi giorni”. Marco Scarponi, fratello del campione di ciclismo deceduto in strada proprio mentre si allenava, è deciso. Non può essere altrimenti dopo le affermazioni nei giorni scorsi di Vittorio Feltri, giornalista e politico, durante un evento: “A Milano quello che mi dà fastidio sono le piste ciclabili, i ciclisti mi piacciono solo quando vengono investiti”.
Parole vergognose pronunciate per giunta nel giorno del compleanno del fratello di Marco, Michele, lo scorso 25 settembre. L’Aquila di Cantalupo avrebbe compiuto 45 anni e proprio Michele Scarponi, nell’aprile del 2017, perse la vita investito da un uomo alla guida di un furgone sulle strade di casa, mentre si allenava per affrontare da capitano il Giro d’Italia.
“Nel giorno in cui avrebbe dovuto compiere 45 anni, Michele è stato ucciso una seconda volta dalle parole violente di Vittorio Feltri – il post apparso nella pagina social della Fondazione Michele Scarponi – Tanti familiari di vittime sulla strada come noi sono state colpite dritte al cuore senza pietà. Ci resta difficile capire il perché di tale violenza incomprensibile. Ci sentiamo smarriti. Riteniamo che frasi come queste - dette peraltro da chi ha la responsabilità di rappresentare una grande cassa di risonanza mediatica in tutto il Paese - siano gravissime e non ammissibili, rappresentino una evidente istigazione a delinquere e arrechino gravi danni ad Associazioni come la nostra che si battono per diffondere la cultura del rispetto e della legalità sulle strade. Basta”.
Stop alla violenza sulle strade, ma anche a certe affermazioni fuori luogo. Che fanno male. “Quando le ho lette mi sono messo a piangere, ho rivissuto quel giorno terribile quando perse la vita mio fratello. Mi hanno fatto malissimo”. E che hanno spazzato via in pochi secondi le tante reazioni e i tanti messaggi di affetto e pieni d’amore che da sette anni imperversano sulle pagine social della Fondazione e di Marco Scarponi nel giorno del compleanno di capitan Astana. Poche ore prima di quelle affermazioni terribili la Fondazione aveva ricordato così Michele, con le sue parole pronunciate dieci anni fa: “’Penso che correre in bici sia stata la cosa più bella che abbia mai fatto. Ho trentacinque anni purtroppo, cacchio, e mi diverto ancora come quando ero bambino a correre in bici. Quindi tutto quello che posso dirvi è correte in bici, divertitevi e inseguite un sogno perché, magari, il sogno a volte si realizza’. Il 25 settembre di 45 anni fa nasceva Michele”.
Un post che ha ricevuto un migliaio di reazioni e decine di commenti. Come tantissimi sono stati, ma in negativo, verso le dichiarazioni di Feltri “che racchiudono solo violenza seppur verbale e che vanno a colpire famiglie distrutte dal dolore. Non si è neanche scusato. I nostri sforzi di anni vanificati da poche parole incommentabili. Ma la nostra battaglia non si ferma”. Nonostante l’indifferenza di buona parte della politica (Feltri è consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Lombardia) e della Federciclismo azzurra (che ha ricordato Scarponi nel giorno del suo compleanno) e marchigiana, che hanno ‘’sorvolato’’, almeno sulle loro pagine ufficiali, sulle dichiarazioni di Feltri. Senza parole.