Ancona, 26 febbraio 2022 - Ammettono di aver indirizzato dall’infermiere amici e conoscenti che avevano timore di vaccinarsi per motivi di salute ma respingono l’accusa di aver preso ed intascato dei soldi per quelle finte inoculazioni all’hub Paolinelli. Le cifre contestate dalla Procura, da 300 a 500 euro a dose non fatta, sarebbero andate solo ad Emanuele Luchetti, l’esecutore materiale delle finte dosi. Hanno deciso di parlare ieri Edmondo Scarafoni, 72 anni, fabrianese e l’ingegnere Stefano Galli, 51 anni, anconetano, due delle sei persone che per l’accusa avrebbero fatto da intermediari all’infermiere falconarese nella maxi inchiesta "Euro green pass". L’indagine, delegata alla Squadra mobile dorica, ha permesso di scoprire un giro di finte vaccinazioni, con sieri buttati nel cestino della spazzatura o spruzzati a terra, e ha portato in due mesi (a partire da gennaio scorso) a due ordinanze di custodie cautelari con oltre ottanta provvedimenti di cui uno in carcere, l’infermiere, e sei ai domiciliari, i presunti procacciatori. Il 72enne fabrianese, oggi pensionato, ex dipendente alle Cartiere e un passato anche da sindacalista, ha reso l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Carlo Masini. "Una posizione marginale la sua – spiega il suo legale, l’avvocato Vincenzo Carella – relativa solo a due persone che ha indirizzato all’infermiere, una coppia di suoi amici". La Procura ne contesta a Scarafoni almeno quattro di persone, tra le quali anche un ingegnere con il quale l’indagato aveva preso contatti per farlo andare al Paolinelli ma poi ha cambiato idea e non ci è più andato. "Non ho preso soldi – avrebbe chiarito Scarafoni al gip – ho solo fatto avere le quote pagate a Luchetti". Una busta consegnata proprio al Paolinelli. Nel dettaglio si tratterebbe di 100 euro, 50 a testa per la coppia di amici presentata a Luchetti e per i quali avrebbe anche fatto da intermediario per il pagamento per la prima dose. I rapporti tra pensionato e infermiere si sarebbero poi interrotti dopo il 23 dicembre. Anche l’ingegnere Galli, difeso dagli avvocati Eleonora Tagliabue e Paolo Mengoni, ieri ha risposto alle domande del gip ammettendo di aver portato a Luchetti almeno nove persone di sua stretta conoscenza, alcune nemmeno emerse dalle indagini, tutte legate allo stesso nucleo familiare, per lo più diffidenti a farsi vaccinare perché con problemi di salute e timorose di reazioni avverse. Il 51enne ha negato di aver preso soldi ed ha ammesso che anche lui si è fatto vaccinare per finta, a fine agosto, senza pagare (la dose qui non sarebbe stata buttata via ma gli avrebbe messo solo il cerotto). Conosceva da tempo Luchetti e sarebbe stato l’infermiere ad invitarlo all’hub dopo un incontro fortuito in un bar dove l’ingegnere gli aveva mostrato perplessità a vaccinarsi in piena estate perché i contagi erano in discesa. "Vieni da me che ci penso io", gli avrebbe detto l’infermiere.
CronacaFinti vaccini Ancona: "Siamo intermediari, ma senza tangente"