REDAZIONE ANCONA

"Faglia più lontana, niente sciame sismico"

L’analisi di Gianluca Valensise, dirigente di ricerca dell’Ingv: "Nel 1972 le scosse aumentavano e diminuivano, ieri una più grande"

di Sara Ferreri

"Con una scossa di magnitudo 5.7 ci aspettiamo, secondo le statistiche, settimane di repliche più o meno forti. Fortunatamente si è trattato della faglia sismogenetica più lontana dalla costa". Così Gianluca Valensise, dirigente di ricerca dell’istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Valensise, le scosse si sono susseguite per diverse ore oggi (ieri, ndr), siamo in presenza di uno sciame sismico? Cosa dobbiamo aspettarci?

"No, il classico sciame sismico è stato quello del terremoto di Ancona del 1972 con scosse che aumentavano e diminuivano. Qui si è avuta una scossa più grande, di magnitudo 5,7, seguita da una normale sequenza di repliche. Un sisma generato da un sistema di faglie sismogenetiche che si trovano a 25-30 chilometri dalla costa marchigiana conosciute in letteratura. Sono tre le faglie in questa zona: una parallela alla costa a ridosso delle città di Ancona, Senigallia, Fano, Pesaro e Rimini, altre due più lontane dalla terraferma, tra Ancona e Rimini. La seconda distante circa 5 chilometri e la terza una trentina. Quella di cui parliamo è la più distante dalla costa".

Altrimenti le conseguenze sarebbero state ben peggiori... "Sì, il 30 ottobre del 1930 con i movimenti della faglia che si trova sotto le città costiere abbiamo avuto conseguenze molto gravi con 25 vittime. Così come il bilancio è stato pesante nel 1916 quando il terremoto distrusse Rimini e tra Senigallia e Rimini nel 1924. Il problema è che le province di Pesaro e Rimini tra il 1937 e il 1941 sono state declassate dal punto di vista dei criteri sismici per le costruzioni. C’è una foto di un esponente del partito nazifascista che esulta per aver strappato questa ‘vittoria’. Pertanto con il boom economico si è costruito come se si fosse in Sardegna. Un problema che non riguarda la provincia di Ancona ma quelle di Pesaro e Rimini. Poi negli anni ’80 si è tornati alla vecchia classificazione ma il danno era stato già fatto, perchè il grosso era stato già edificato. E’ bene che la popolazione abbia queste informazioni".

Che si può fare allora oggi?

"I sindaci dei Comuni della costa Adriatica dovrebbero nominare esperti per censire e quantificare il problema e porre rimedio alla vulnerabilità di questi territori, diversamente la storia ci insegna che futuri terremoti rischiano di fare solo enormi danni. La gestione del territorio è sempre strategica. Inutile ricordare quanto avviene nelle alluvioni a causa di edifici o opere costruite in posti dove non avrebbero dovuto essere".

Episodi come questi dovrebbero ricordare quanto è fragile il nostro territorio...

"Sì, fortunatamente non ci sono stati danni importanti se non distacchi e cadute di intonaci e calcinacci che è meglio si siano verificati. Il terremoto di oggi dovrebbe essere una sveglia per molti e l’occasione per intervenire laddove è necessario".

Rispetto al terremoto con epicentro Norcia qui la forza del sisma sarebbe stata di trenta volte inferiore, è vero?

"Sì, tra la magnitudo di 5,7 e quella di 6.5 c’è un abisso, la proporzione è su scala logaritmica e per fortuna questa mattina la ‘forza’ si è scaricata e attenuata in mare".