REDAZIONE ANCONA

Faccia a faccia coi metodi mafiosi: "Ragazzini manovalanza dei clan. Non vogliono intrusioni nel territorio"

Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro legato alla memoria di don Puglisi: "Minacce contro chi viene a trovarci, ma non erano mai arrivati a usare coltelli: continua lotta per la legalità".

Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro, racconta l’accaduto e la situazione del quartiere

Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro, racconta l’accaduto e la situazione del quartiere

"La presenza degli studenti e dei loro professori in questa zona di Palermo, ci troviamo al quartiere Brancaccio, dà fastidio alla mafia". Parole di Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro legato alla memoria del suo fondatore, Don Giuseppe Puglisi, che fu parroco del quartiere Brancaccio e venne ucciso dalla mafia nel 1993 proprio nel parcheggio davanti alla sua casa.

Ed era lì che si trovavano gli studenti del liceo Rinaldini di Ancona: visitavano la casa-museo del Beato Giuseppe Puglisi. "Sono tantissimi – spiega Artale – gli studenti che da tutt’Italia e anche dall’estero arrivano a visitare i luoghi di don Pino. Questo provoca un grande movimento nel quartiere, tanti ragazzi con i loro accompagnatori che invadono vie e piazze. E questo non va bene ai clan che devono avere il controllo della zona dove operano. Hanno paura, ad esempio, che i professori o gli accompagnatori siano agenti in borghese pronti a guardare quello che accede qui. Per questo mandano i ragazzini tra i 12 e 15 anni, ma anche più piccoli, a minacciare e infastidire quelli che arrivano per visitare la casa-museo. Un modo per scoraggiare chi arriverà dopo. Passano con i monopattini elettrici sui marciapiedi, importunano, insomma cercano di dare fastidio. Ma non erano mai arrivati a tirare fuori coltelli. Da tempo chiediamo alle forze di polizia maggiori controlli che però avvengono in orari sbagliati...".

Poi il presidente Artale si sofferma sul caso dei ragazzi anconetani: "Una parte degli studenti era nelle stanze della casa-museo, mentre gli altri erano in strada perchè avevano fatto già il loro giro. Erano tanti per stare tutti insieme. A un certo punto uno dei professori è venuto di corsa raccontando quello che era accaduto e abbiamo allertato la polizia che è arrivata subito. Ovviamente di quei ragazzini non c’era più nessuno, ma ci sono le telecamere del Comune, che abbiamo chiesto di posizionare, che hanno ripreso tutto".

Insomma una situazione difficile e complessa. "Queste non sono ragazzate – spiega ancora Artale – e non possiamo derubricarle, anche se qualcuno ci prova. E’ uno schema ben preciso e adesso ci sono passati gli studenti di Ancona. La mafia vuole che Brancaccio resti ’isolato’ per continuare a portare avanti affari senza occhi indiscreti. Per questo ci battiamo, ad esempio, per realizzare un asilo nido che è bloccato da anni. Per noi è importante continuare a ospitare studenti di tutt’Italia per tenere alta l’attenzione rispetto a quello che accade qui. Ma soprattutto è un modo per far conoscere ai ragazzi l’impegno di persone come don Pino Puglisi che hanno sacrificato la vita per contrastare il fenomeno malavitoso.

Alfredo Quarta