REDAZIONE ANCONA

Elica, più di 400 esuberi: si va in Polonia

L’azienda trasferirà le linee produttive standardizzate all’estero. Con il blocco dei licenziamenti si cercherà di contenere i tagli

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Un totale di 409 esuberi sui 560 dipendenti complessivi dei due siti territoriali di Mergo e Cerreto d’Esi, con quest’ultimo che verrà chiuso, mentre per la fabbrica delle località a metà tra il Fabrianese e la Vallesina verrà ridotta la produzione limitadola all’alto di gamma, in quanto altre commesse finiranno in Polonia. E’ il piano industriale 2021-2023 lacrime sangue che l’Elica nella riunione in Confindustria ad Ancona ha presentato ai sindacati, ritenuto inaccettabile, tanto che già ieri pomeriggio è stato organizzato il primo sciopero, mentre nei prossimi giorni in cui l’azienda rimarrà chiusa per le ferie pasquali sono previsti sit in di protesta dei lavoratori davanti alla sede fabrianese e alle fabbriche. "E’ purtroppo improcrastinabile la decisione di riorganizzare l’area cooking Italia per salvaguardare il futuro del gruppo", evidenzia in una nota l’azienda di cappe aspiranti.

"Una scelta dolorosa per preservare la strategicità e la centralità di Fabriano e Mergo, consentendo di mantenere sia il cuore che la testa del gruppo nelle Marche. A partire dal 2016 abbiamo investito in Italia circa 45 milioni di euro nella divisione cooking registrando una perdita operativa complessiva di 21 milioni e mezzo in cinque anni". Poi la chiosa sulla gestione degli esuberi, in funzione del "trasferimento delle linee produttive a maggiore standardizzazone nello stabilimento di Jelcz-Laskovice in Polonia". "La riorganizzazione - sostengono dall’impresa capitanata dal presidente Francesco Casoli - terrà conto delle normative sul blocco dei licenziamenti nel settore manifatturiero".

Insomma, l’obiettivo è evitare tagli drastici, sfruttando il più possibile gli ammortizzatori sociali, ma la gestione delle centinaia di operai di troppo si annuncia complicata. Durissima la reazione di Fim, Fiom e Uilm, secondo cui in un colpo solo "vengono smentiti tutti gli impegni presi con le organizzazioni sindacali e con il territorio". E tra le parti sociali si fa largo l’ipotesi che, dopo l’uscita di scena dell’ad Mauro Sacchetto per dimissioni volontarie dei giorni scorsi e l’attuale maxi piano degli esuberi, ci sia una manovra finalizzata a "ripulire" l’azienda per poi passare di mano a una nuova proprietà, diversa da quella storica della famiglia fabrianese da sempre al vertice. Sui rumors per ora nessuna risposta, mentre i sindacati rimarcano come la politica aziendale stia mutando in modo evidente da quando le quote di minoranza nella società in passato in mano alla Whirlpool sono finite al gruppo Tamburi, "perseguendo logiche finanziarie e non produttive".

Alessandro Di Marco