Ecco il calendario "Sarai belo te": Traferri e l’ironia del dialetto

Dal blog al libro, nuova opera dell’anconetano cresciuto tra il Piano e Posatora. Anche i ristoranti nel progetto

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Un modo per indagare sull’ironia (e sui modi di dire) del dialetto anconetano. Dopo il blog e un libro, arriva il calendario 2022 "Sarai belo te". A firmarlo, è Marco Traferri, nato e cresciuto tra il Piano e Posatora. Il luogo più bello di Ancona? "Non saprei, la nostra città è tutta bella. Ma direi le vie del centro storico, che mi sorprendono ancora, dopo 55 anni". "Sarai belo te" è un’avventura iniziata 15 anni fa. All’epoca dell’esplosione di Internet, "creai il mio primo blog Sarai belo te, in cui portai il dialetto dorico. Poi – spiega – è arrivata una pagina Facebook per giocare sull’ironia di certe nostre espressioni che usiamo comunemente senza neppure renderci conto del patrimonio che costituiscono. Il dialetto è infatti radici, tradizione, cultura e ironia". Negli anni, grazie ai social, Traferri è entrato in contatto con tantissima gente con cui si è confrontato e attraverso la quale ha raccolto molto materiale. "Sarai belo te" è il suo primo calendario, acquistabile nelle librerie Mondadori di corso Mazzini e del Grotte Center, oltreché da Fullcolor Design, al Cargopier. È disponibile in versione cartacea e magnetica "e le calamite sono un’innovazione assoluta. Nel cartaceo, oltre alle frasi più ricorrenti, ci sono delle mie riflessioni sul vivere anconetano, con ricette tipiche della nostra città". A essere coinvolti nel progetto, ristoranti storici come Miscia, Il Pincio, Da Marcello, Pesci fuor d’acqua, Pizzeria Desiderio e La moretta, di piazza del Papa. "Ciaffo e scasamento – rispettivamente cianfrusaglia e trasloco – sono parole che usiamo da sempre. Ma se usciamo dalla nostra città e le pronunciamo, fatichiamo a capirci", evidenzia Traferri. Che prosegue: "Quando ero giovane, nel 1988, ero a Roma per il servizio militare. Ricordo ancora quel giorno: avevo 20 anni ed entrai in un bar di via Veneto. Avevo voglia di una brioche e chiesi una polacca, convinto che il barista mi capisse. Invece, da dietro il bancone strabuzzarono gli occhi". Come quando diciamo la finlandese e intendiamo la tuta da ginnastica. E vogliamo parlare del solustro? "Solo a 40 anni ho scoperto che il solustro non esiste". Se qualcuno si domandasse cosa sia, beh, è quel "sole velato che ti infastidisce quando esci di casa senza occhiali da sole". Ma sono tante le parole idiomatiche su cui riflettere. Vedi ad esempio la longa del Pinocchio per indicare la salita di via Maggini, o ancora la discesa del gas per identificare via Pergolesi. La frase preferita del calendario? "I guadagni dej ovi: qui c’è tutta l’ironia anconetana nello sdrammatizzare un evento che non è stato economicamente fortunato".

Nicolò Moricci