L’incontro tra Zaccaria (Baby Gang, ndr) e gli studenti? Mi auguro possa esserci, certo". È stato don Claudio Burgio, al Carlino, ad aprire alla possibilità di un ulteriore confronto sulla falsa riga di quello andato in scena lunedì scorso a Pesaro, ma che, a tre giorni dal concerto del trapper al PalaPrometeo, assumerebbe una valenza assai maggiore.
Da tempo si sta discutendo della proposta formulata dal presidente della Camera minorile dorica Andrea Nobili di invitare l’artista 23enne – campione di ascolti, ma che fa discutere per i testi e i guai con la giustizia – a colloquio con i ragazzi nell’aiutarli ad educare alla legalità. Proposta possibile.
A tracciare la strada di Baby Gang, ieri sera in un incontro promosso da Praevia e dai professionisti Andrea Lucantoni e Carla Urbinati a Pietralacroce, è stato proprio don Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano e fondatore dell’associazione Kayros. Un faro per giovani fragili e autori di reato, accolti negli anni di comunità e guidati verso strade di riscatto.
"Ci ho messo un anno e mezzo per ottenere la fiducia di Zaccaria – ha raccontato il sacerdote –. Un giorno, in carcere, mi chiese di venire nella mia comunità, sapendo che si faceva musica. Mi sono interrogato. D’altronde aveva fallito l’esperienza in altre undici comunità. Ma per la prima volta aveva mostrato una passione. E mi disse: ‘Io farò il cantante’. Chiesi al magistrato di farlo venire da noi e lo portai personalmente a registrare i primi brani. All’inizio anch’io ero inquietato dai contenuti della trap. Ma era una forma di espressione, indubbiamente provocatoria, a volte politicamente non corretta".
Che don Burgio ha decifrato perché "non bisogna avere paura di ascoltare i ragazzi. Vanno ascoltati senza pregiudizi. Quando sentii la prima canzone di Zaccaria, lui stava raccontando per la prima volta la sua storia familiare. Un ragazzo che ha nutrito grande sfiducia verso gli adulti, cresciuto in un contesto familiare in assenza del padre, che si è posto in conflitto con il mondo per disuguaglianze e discriminazioni. Gli chiesi: ‘È vero quello che canti’? Lì, per la prima volta, ebbi la possibilità di entrare in quella corazza che aveva".
Ancora il religioso: "Ha avuto un cammino lungo, di cadute e ricadute, ma anche una grande maturazione. Non bisogna averne paura, sta agli adulti aiutare a decodificare certi messaggi. Per questo mi auguro che Ancona sappia accoglierlo e ascoltarlo. Il concerto di giovedì? Spero sia un momento di festa e riflessione".
E intanto, proprio oggi, don Burgio porterà la sua testimonianza agli studenti di una scuola del capoluogo.