Ancona, 16 agosto 2018 - «Pensavo che la vita dei miei genitori potesse servire per salvare altre vite...potesse servire per pretendere manutenzioni straordinarie di tutte le strade a rischio...manutenzioni da svolgere con la massima sicurezza per gli operai e per i cittadini, ma dopo Genova vedo che non è così». A parlare pieno di rabbia e dolore è Daniele Diomede, uno dei figli di Mimmo e Antonella, vittime più di un anno fa del crollo del cavalcavia dell’A14, tra i caselli autostradali di Ancona Sud e Porto Recanati.
I coniugi di Pagliare del Tronto, nel Piceno, rimasero schiacciati con la loro Nissan bianca sotto al ponte 167, simbolo di una tragedia che è tornata a ripetersi in dimensioni molto maggiori in Liguria, con decine e decine di morti.
41 indagati dopo il crollo in A14
«Vedo che purtroppo viviamo in un Paese dove ogni volta deve accadere la tragedia per far riaccendere l’attenzione, vedo che dopo pochi mesi tutto viene cancellato e rimosso e sarà così anche questa volta...non c’è cura a tutto questo – continua Daniele Diomede - dobbiamo semplicemente fare i conti con la superficialità e con gli interessi che ci circondano e tutto questo non cambierà mai!».
Daniele vuole evitare le polemiche e i messaggi d’impatto: «Potrei farlo ma avrebbero uno scarso risultato. Oggi mi concentro sui famigliari delle vittime, loro hanno bisogno di forza e di sostegno perché non è semplice accettare morti improvvise delle quali neanche le vittime hanno responsabilità. Il mio pensiero va solo a loro. Ho un nodo in gola che oggi è più grande di ieri, ma il nodo in gola io ce l’ho oggi e lo avrò per sempre, dal quel 9 marzo dello scorso anno».