Ancona, 1 aprile 2020 - Si accorge che la compagna Elia non respira più, lancia l’allarme ai familiari ma quando arrivano i sanitari per lei non c’è più nulla da fare: ha perso la vita a 62 anni Elia Fratini, fisioterapista a villa Adria, struttura riabilitativa di Ancona dove nei giorni scorsi si sono registrati oltre dieci contagi Covid. I sanitari pochi istanti dopo capiscono che il compagno di Elia ha gravi difficolta respiratorie e lo ricoverano all’ospedale di Torrette dove viene subito intubato. Elia, ex delegata sindacale Cgil residente ad Agugliano stava male da oltre due settimane.
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«Io sto male, da venerdì: febbre, dolori articolari, niente tosse, inappetenza, debolezza. Da oggi vomito e ho problemi intestinali, mai stata così male". E’ il messaggio che rende noto Alberto Beltrani della Cgil che a stento riesce a trattenere le lacrime. "Le ho consigliato di chiamare il medico e farsi prescrivere il test. ‘Ho già chiamato – ha risposto lei – Intanto sto in malattia, ma il test non me lo vuole prescrivere nè l’azienda, nè il Gores, nè il mio medico’. Il 23 marzo le ho scritto per sapere come stesse. Mi ha risposto che era il primo giorno senza febbre, anche se un po’ se la sentiva e che la dottoressa le aveva prenotato il tampone, ma ancora non era stato fatto".
Elia viveva con il compagno di origini straniere che ora, dopo lo choc della morte della compagna si trova ricoverato in gravi condizioni. Un dramma della tragedia. Ma non solo perché tre operatrici sanitarie (oss) in servizio a villa Adria sarebbero risultate positive al test: una di loro di Massignano di Ancona è stata ricoverata: prima a Torrette e ora a villa Pini a Civitanova, con una polmonite bilaterale. Beltrani aveva inviato una lettera all’azienda il 19 marzo chiedendo i tamponi per il personale sanitario.
"Dalla prima settimana di marzo – commenta Beltrani – molte lavoratrici tra le quali fisioterapisti e oss hanno iniziato ad avvertire sintomatologia Covid e per questo allontanate dal servizio. Già dalla prima decina di marzo, le lavoratrici, nostre assistite, ci informavano che, nonostante le asserite reiterate richieste, nessuno avrebbe accolto o comunque soddisfatto la richiesta dei test Covid19. Tantochè la Cgil è dovuta intervenire nei confronti dell’azienda interessando anche il Servizio Prevenzione Asur per sollecitare il test a tappeto ai lavoratori in servizio presso la struttura e in particolare a queste lavoratrici che avevano sintomi. Solo dopociò sono stati somministrati i test ad alcune lavoratrici, i cui esiti riferiti dalle stesse, ne avrebbero confermato la sospettata positività. Abbiamo richiesto – aggiunge Beltrani – alla stessa azienda l’apertura immediata dell’infortunio sul lavoro per contagio, ma è stato un balletto e rimbalzo di competenze. Ora una lavoratrice per cui eravamo intervenuti per richiedere il tampone, già malata dal 13 marzo e in quarantena, è deceduta, verosimilmente, ma da accertare, per le conseguenze determinate dal contagio da coronavirus con tutta probabilità contratto in azienda. Non è il momento delle polemiche ma è importante fare immediata chiarezza".
Le segreterie regionali di Cgil Cisl Uil Marche hanno scritto al presidente Ceriscioli per "chiedere dati e informazioni indispensabili per fare chiarezza sulla progressiva e costante evoluzione dell’epidemia". Si chiedono i "numeri del personale sanitario sottoposto a tampone, i positivi e i ricoverati".
Intanto cresce in modo significativo il numero degli operatori della sanità costretti alla quarantena: ieri erano 768, 73 più del giorno precedente. Da fonti sanitarie una statistica (i tamponi non sono stati effettuati a tutto il personale) sarebbero l’11% i sanitari positivi, mentre la media nazionale è al 10%.