Ancona, 25 giugno 2020 - Dopo una requisitoria di sei ore dei pm Valentina Bavai e Paolo Gubinelli, la Procura di Ancona ha chiesto condanne da 16 a 18 anni nel processo con rito abbreviato per la cosiddetta banda dello spray, un gruppo di sei ragazzi della Bassa Modenese, per la strage della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, dove nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018 morirono cinque adolescenti e una mamma, schiacciati dalla calca all'uscita del locale.
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I sei sono accusati di avere spruzzato una sostanza urticante per rubare monili e catenine, approfittando della confusione, un modus operandi che avrebbero già usato in varie parti d'Italia. Oggi erano tutti presenti in aula e hanno ascoltato impassibili le richieste dell'accusa, che tengono già conto della riduzione di un terzo della pena legata all'abbreviato.
I pm: "Erano una banda organizzata"
"Erano una banda organizzata, operavano insieme e sono tutti corresponsabili di quanto è successo quella notte a Corinaldo", lo ha detto il pm Gubinelli davanti al gup Paola Moscaroli, smentendo quelle che erano state le dichiarazioni dei sei imputati, tutti concordi nel dimostrare una conoscenza superficiale tra loro.
La procura ha in mano, tra l'altro, le intercettazioni telefoniche dalle quali emergerebbe un quadro completamente diverso da quello raccontato in aula dagli imputati: "Questi giovani non solo si frequentavano assiduamente - è la teoria di Gubinelli, che con la collega Bavai ha coordinato la complessa fase di indagine - ma avevano messo in piedi una vera e propria organizzazione dedita ai furti con strappo all'interno dei locali notturni".
Ugo Di Puorto, ritenuto il capo della 'banda dello spray', Raffaele Mormone, Andrea Cavallari, Moez Akari, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah hanno raggiunto l'aula poco prima dell'inizio dell'udienza, provenienti dagli istituti penitenziari nei quali sono reclusi dal 2 agosto dello scorso anno.