Conero in difficoltà, perché la falesia si sbriciola: "Il mare erode in modo inesorabile"

La spiegazione di Alessandra Negri, docente all’Univpm al Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente: "Trovare un equilibrio tra stabilimenti e variazioni della natura"

L’ultima frana andata di scena domenica scorsa tra Numana e Sirolo. Il Conero è in difficoltà perché la sua falesia si sbriciola

L’ultima frana andata di scena domenica scorsa tra Numana e Sirolo. Il Conero è in difficoltà perché la sua falesia si sbriciola

Ancona, 22 luglio 2024 – La falesia del Conero ad Ancona si sbriciola, frequenti sono le frane. L’ultima visibile a Vetta Marina a Sirolo domenica scorsa. Le spiagge sono messe a dura prova dalle mareggiate, su tutti quella di San Michele, sempre a Sirolo, quasi completamente erosa. Imponenti studi sono in corso da parte dell’Università Politecnica delle Marche. "Falesia e spiagge del Conero sono un patrimonio in continua evoluzione che richiede un approccio integrato - dice la dottoressa Alessandra Negri, geologa, docente al Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Univpm -. Il promontorio del Conero rappresenta la parte più orientale della catena appenninica e come tale originata da movimenti legati alla formazione dell’Appennino che hanno sollevato strati rocciosi formati da sedimenti marini che giacevano in fondo al mare. Per questo motivo nel Parco del Conero è presente un autentico patrimonio geologico, ove le rocce raccontano la storia degli ultimi 120 milioni di anni".

Chiunque abbia avuto modo di fare escursioni nei numerosi sentieri che sono presenti nel Parco si può rendere conto della varietà di rocce che si incontrano. "Da calcari compatti bianchi usati per i manufatti sirolesi, a rocce più rosate fino ad arrivare a rocce grigie tenere, con una forte componente argillosa, che tendono a diventare plastiche quando piove, trattenendo l’acqua, e invece si seccano diventando fragili quando non piove – continua la geologa -. Queste tipologie rocciose sono a loro volta soggette all’impatto del moto ondoso. Le onde si infrangono contro la falesia e tendono ad erodere la base della stessa. Il risultato è che piano piano si toglie alla base della falesia il supporto e le rocce sovrastanti, non più sostenute, franano a causa della gravità. Le frane, elemento di pericolo, sono tuttavia espressione di una falesia "viva". Infatti, tutte le spiagge che si trovano al di sotto di essa beneficiano di questi crolli che originano nuovo sedimento per riformare naturalmente la spiaggia". Quindi erosione costiera e frane sono due risvolti della stessa medaglia. Essendoci di fondo una condizione di equilibrio, ecco che il mare una volta erode ma poi, successivamente, rideposita. "Purtroppo, la dinamicità di questo profilo non corrisponde a quello che auspicheremmo: un profilo perfetto e regolare per permettere file ordinate di ombrelloni in grado di ospitare i turisti possibilmente nel periodo da giugno a settembre (come accaduto a Portonovo e Sirolo ndr). Inoltre, il deposito e l’erosione cambiano la spiaggia a secondo dei venti dominanti.

Per esempio, nel maggio 2023, la spiaggia di San Michele Sassi Neri verso nord era completamente svanita. Quest’anno la stessa sorte è toccata alla porzione vicino a Punta Giacchetta e il balneare Marco di Sirolo ne ha fatto le spese. Stessa cosa è capitata a Portonovo alla Capannina". Il problema quindi sarebbe trovare una soluzione che permetta di equilibrare e adattare le necessità degli stabilimenti balneari e quindi del turismo, alle variazioni, in parte naturali e in parte indotte dall’uomo. Nel dicembre 2021 il Comune di ha interpellato la Politecnica per attuare uno studio conoscitivo della situazione, coinvolgendo anche l’istituto Irbim e il Cnr. Un pool di ricercatori con diversa formazione (geologi, oceanografi, biologi, ingegneri) ha prodotto un quadro conoscitivo della costa. E’ stata elaborata una carta geologica-geomorfologica di dettaglio che ha meglio definito le aree di frana in evoluzione rispetto alle zone relativamente più stabili e la relazione di queste con la composizione delle rocce del Conero e modelli di impatto del moto ondoso per permettere una valutazione un tipo di protezione fisica non trascurando la fauna del fondale. "Sono state messe le basi per affrontare la problematica in maniera efficace e coordinata da parte di tecnici preposti. Un ulteriore fattore da considerare in questo quadro è il ruolo attivo che può giocare la cittadinanza, di enorme rilevanza. La unicità e allo stesso tempo la fragilità del Promontorio del Conero e la necessità di rispettare regole di comportamento che ne permettano la fruizione in sicurezza devono essere ben conosciute dalla comunità. Insomma, se vogliamo continuare a vivere al meglio su questo pianeta dobbiamo essere il più possibile collaborativi".