"Non vi è futuro senza radici". Le radici portano nutrimento alla pianta e la fanno crescere e sviluppare, nella società umana le radici sono le fondamenta sociali e culturali indispensabili al suo progresso. Questo principio è forse il pensiero ispiratore che ha portato lo scrittore anconetano Enzo Monsù a mettere nero su bianco i suoi ricordi d’infanzia e le sue esperienze vissute nella vicina campagna di Filottrano dove è nato. Per lasciare la traccia concreta di un periodo della nostra storia, subito dopo il secondo conflitto mondiale, sospeso "tra la modernità e il mondo antico". Un periodo testimone del passaggio dalla società agraria a quella industriale e urbana, la Terza rivoluzione industriale. Un fenomeno che ha portato con sè profonde modificazioni sociali, culturali e politiche. Come in ogni altra rivoluzione, il passaggio però cancella simboli, usi, tradizioni. Ecco perché è interessante il suo libro: "Come eravamo. Storie di vita rurale marchigiana" edito da Affinità Elettive. Un volume in cui Monsù ci racconta dei "Lavori, strutture e condizioni materiali di vita" come la battitura del grano, la tessitura che veniva fatta in casa, quando si pagava la "decima" alla chiesa, quando si macellava il maiale in casa, quando il cantastorie divulgava i fatti e quando per strada non c’erano le auto ma i birocci. E poi tanto altro ancora in paragrafi che si leggono come un romanzo che appassiona e di cui si ha fretta di conoscere l’epilogo. Sicuramente perché l’autore riesce a farci entrare in quel mondo e a farci rivivere emozioni vere ed esperienze che oggi, purtroppo, sono scomparse. Monsù parla poi delle "Tradizioni, credenze e comportamenti" come quando l’ospite era sacro e le persone si aiutavano tra loro senza paure e remore, quando le donne erano velate, con il fazzoletto che copriva sempre i capelli, o quando si lasciava il ceppo più bello per il camino nella notte di Natale e si ballava in casa. Quando ci si curava tra le mura domestiche, si utilizzavano rimedi naturali e il medico veniva chiamato il meno possibile perché costava. Quando gli adulti riuscivano, nei momenti di riposo, anche a giocare con le carte, a bocce, a braccio di ferro o con la ruzzola. Questo libro dovrebbe essere letto soprattutto dai giovani, che spesso vivono in una dimensione da "Matrix", perché potrebbero scoprire dalle sue pagine l’importanza di avere valori culturali e sociali concreti per vivere meglio con se stessi e con gli altri. Ma anche conoscere un periodo storico che nel libro esce chiaramente tra le righe e aiuta a comprendere il nostro passato e, chissà, affrontare meglio il nostro futuro.
Claudio Desideri